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lunedì 19 dicembre 2011

news proposte di lavoro

Dopo il consueto scambio di Auguri di buone vacanze,ecco che arrivano le proposte per ...arricchire le vacanze di qualche attività.Ovviamente la proposta è il massimo,ciascuno adatti poi l'impegno alle proprie esigenze di riposo.
Italiano:
  • leggere e schedare un altro libro di narrativa,scegliendo dlal'elenco proposto;
  • produrre articolo/contributo su argomenti reperibili sul sito si repubblica@scuola e ilquotidianoinclasse.it;
  • analizzare la Mostellaria seguendo la griglia di lavoro proposta sul libro La scrittura e l'esame di Stato (pagg.121-126)
  • leggere e schedare articoli di giornale che si riferiscano agli ambiti dell'esame di stato


Latino

  • ripassare i casi studiati
  • analizzare in modo grafico i testi de De Bello Gallico /traduzione letterale dei testi
  • la battaglia decisiva:Alesia
  • Vercingetorige
  • attività proposte sul brano Discorso di Critognato

per chi volesse allenarsi nelle traduzioni,da Officina

esercizi da pagina 159 a pagina 164

versioni 42-43-47


rimane inteso che si può sempre fare di più( o di meno)...


giovedì 15 dicembre 2011

dal mondo dello spettacolo

Conferenza su Dante di Bianca Garavelli

Il 17 ottobre 2011, accompagnati dalla prof.ssa di Italiano, abbiamo assistito in Cavallerizza a una spiegazione tenuta dall’insegnante e autrice di libri scolastici Bianca Garavelli. La conferenza è durata circa due ore, nelle quali l’oratrice si è soffermata a chiarire le scelte dei personaggi all’interno della Divina Commedia fatte da Dante. Una breve introduzione ci ha fornito delle informazioni a livello storico date dalle parole come ‘Firenze’ e ‘Italia’ presenti nelle sue opere. Io non ho trovato questa conferenza interessante, poiché a mio parere, la professoressa Garavelli non era molto chiara nelle spiegazioni perciò facevo molta fatica a seguire il filo del discorso. Inoltre ho percepito la narrazione dei personaggi della Divina Commedia molto monotona anche se il passaggio da un personaggio all’altro era ben strutturato e con riferimenti storici reali che ho apprezzo.

Spettacolo Teatrale su Dante di Carlo Mega

Nella palestra della nostra scuola, alcune classi terze hanno partecipato alla visione dello spettacolo sulle opere di Dante e sulla musica che circondava gli ambienti in quei periodi storici. Nella prima parte l’attore si è soffermato a leggere e a interpretare i vari passi del Canto V dell’Inferno dopodiché ha parlato dei punti fondamentali nella letteratura di Dante facendo riferimento allo stile da cui Dante trae il suo lessico, la figura di Beatrice, i Fedeli d’Amore e i quattro significati della buona interpretazione dei testi. Nella seconda parte, invece, il ragazzo che accompagnava Mega nella lettura delle opere con vari strumenti musicali, ci ha illustrato i tre tipi di strumenti utilizzati tra il 1200 e la fine del 1300. Due strumenti erano apparentemente simili, antenati della nostra chitarra classica, differivano soltanto nella qualità del suono, nella quale uno era più dolce e l’altro il suono era più grezzo e meno melodico, e nella lunghezza dell’asta che sorreggeva le corde. Ho trovato molto interessante e chiare le spiegazioni fornite dal musicista, invece non ho apprezzato molto le interpretazioni di Mega sulle opere di Dante perché alcuni passi da lui citati non mi sono risultati chiari e scorrevoli. Nel complesso, comunque è stato uno spettacolo d’aiuto per sedimentare al meglio le informazioni di studio.

L’Apologia di Socrate

Sabato 26 novembre alle 8.30 siamo partiti dalla Stazione e con il pullman ci siamo diretti al Centro Asteria di Milano dove abbiamo assistito allo spettacolo sull’Apologia di Socrate scritto da Platone. Nonostante le mie aspettative poco piene d’entusiasmo, ho trovato uno spettacolo realizzato davvero bene in cui non era contemplata la noia dei ragazzi ed era ben accetta la partecipazione di alcuni di essi. La trama ha rispettato quasi fedelmente tutte le parti del libro anche se alcune sono state omesse. Alla fine dello spettacolo, dopo forti applausi c’è sono state domande da parte degli studenti alla regista e a un docente di filosofia che aveva presentato all’inizio l’opera.

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Federica Tessari
3 C Liceo Scientifico B. Cairoli
Recensione sul libro “ La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano

“I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come gli tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.” In questo romanzo abbiamo a che fare con due complessi e particolari protagonisti. I due protagonisti sono stati segnati da aventi nella loro infanzia a questo li porterà ad avere un rapporto problematico in tutta la loro vita. Lei, Alice Della Rocca, ragazza diventata anoressica per assomigliare sempre di più alle compagne di classe quando era un’adolescente e per rendere il suo corpo, la sua presenza, quasi invisibile al resto del mondo. Lui, Mattia Balossino, mente straordinaria fin da piccolo e escluso dai coetanei perché aveva una sorella gemella che aveva i sintomi dell’autismo, cosi pur di andare a una festa dei suoi compagni di classe, lascia la sorella in un parco con la promessa che sarebbe andata a riprenderla. Finita la festa, ritorna al parco ma Michela non c’era più. Un giorno, Viola, una compagna di classe, sprona Alice a conoscere Mattia, un ragazzo solitario e che ha attitudini di autolesionismo. Alice ha un rapporto problematico con il suo corpo fin da bambina quando cadde dagli sci e diventò zoppa per tutto il resto della vita. Si conoscono alla festa di Viola, e stringono un’amicizia particolare. Ciascuno dei due compie una vita parallela all’altro ed entrambi coronano le proprie passioni. Mattia finito il liceo si iscrive all’Università di Matematica e Alice sviluppa la passione per la fotografia. La vita di Alice è caratterizzata dal rapporto freddo con il padre che piano piano si ridurrà sempre meno dalla scomparsa della madre della protagonista. Il medico che segue la madre di Alice diventerà poi successivamente suo marito. I rapporti fra di loro si sgretolano e cosi divorziano. Mattia, nel frattempo, consegue la laurea a gli viene offerta una prestigiosa cattedra in una Università del Nord Europa. In questo periodo difficile nella vita dei due protagonisti, Mattia decide di raccontare tutto il dolore che si porta dentro da quando è scomparsa Michela ad Alice; in questa occasione per la prima volta i due si scambiano un bacio.”Poi, senza che Alice avesse il tempo di chiederglielo, le raccontò tutto. Rovesciò tutta la storia, come un argine in frantumi. Il verme, la festa, i Lego, il fiume, i pezzi di vetro, la stanza d’ospedale, il giudice Berardino, l’appello in televisione, lo strizzacervelli, tutto quanto, come non aveva mai fatto con nessuno. Parlò senza guardarla, senza emozionarsi. Con la mano destra tastò sotto il sedile, ma vi trovò solo forme arrotondate. Si era calmato. Si sentiva di nuovo lontano, estraneo al proprio corpo.” A causa di un litigio, forse per i sentimenti confusi che provano entrambi, Mattia accetta il lavoro e si trasferisce. Alice cerca di ricomporre i pezzi del rapporto con Fabio ma pur avendo sempre in mente Mattia, cosi si dirige verso l’ospedale per chiarire e proprio in quella circostanza nota una ragazza che assomiglia in modo straordinario a Mattia. Torna a casa, confusa e chiama Mattia. Mattia torna in Italia anche se non capisce bene il motivo che gli aveva detto Alice; Alice non trova il coraggio per dirgli ciò che ha visto. Passano cosi un pomeriggio insieme e tutte e due capiscono di essere innamorati. Capiscono di essere innamorati ma Mattia riparte e tra di loro ci sarà sempre un muro di solitudine che li dividerà…
Questo romanzo mi è piaciuto perché l’ho trovato molto profondo e non banale, anche se non ho apprezzato fino in fondo il modo in cui si conclude perché mi appare quasi ‘incompleto’. Anche se il finale è coerente con tutta la storia, e cioè che i due ragazzi avranno sempre qualcosa che li ridurrà ad atteggiamenti di solitudine e tristezza. I matematici come Mattia definirebbero i due protagonisti numeri primi gemelli, cioè vicini ma non abbastanza per toccarsi davvero. Il tipo di scrittura non mi ha dato particolare emozioni. L’ho trovato scorrevole, chiaro e semplice da leggere.

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Federica Tessari
3 C Liceo Scientifico B. Cairoli
Recensione sul libro “1984” di George Orwell

“Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell'intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell'intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere.” Nell’anno 1984, la Terra è suddivisa in tre grandi potenze totalitarie perennemente in guerra tra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia che sfruttano la guerra per mantenere il controllo totale sulla società. In Oceania, la cui capitale è Londra, la società è amministrata secondo i principi del Socing (il Socialismo Inglese) e governata da un’ onnipotente partito unico con a capo il Grande Fratello, un personaggio che nessuno ha mai visto e che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini. I suoi occhi sono le telecamere che spiano la vita di qualunque cittadino e il suo braccio la Psicopolizia che interviene in ogni situazione sospetta. Ovunque vi sono grandi manifesti che ritraggono il Grande Fratello e gli slogan del partito: “La guerra è pace”, “La libertà è schiavitù” e “L’ignoranza è forza”. Il protagonista del romanzo, Winston Smith, è un membro del Partito, incaricato di aggiornare i libri e gli articoli di giornale in modo da rendere riscontrabili e veritiere le previsioni fatte dal Partito, contribuendo così a far credere nella potenza eterna del Partito. Apparentemente sembra che il protagonista sottostia alle regole del Partito e le condivida, ma alla fine non è proprio cosi. Accanto a lui agiscono altri due personaggi: Julia, della quale Winston è innamorato, e O’Brien, un importante funzionario che il protagonista crede amico. Nonostante il partito imponga la castità, Winston e Julia diventano amanti e decidono di collaborare con un’organizzazione clandestina di resistenza chiamata Confraternita. Ma una volta confidatisi con O’Brien si scopre che è un membro della Psicopolizia, governata dal Minamor (il Ministero dell’Amore), la cui funzione è torturare i dissidenti. Lo scopo di O’Brien è insegnare a Winston la tecnica del Bipensiero attraverso tre fasi: apprendimento, comprensione, accettazione. La prima fase consiste nell’infliggere un dolore di intensità sempre crescente al condannato in modo che egli accetti una realtà che non è tale. Winston riesce a resistere alla prima fase e, nella seconda, egli capisce di essere “l’ultimo uomo in Europa” (il primo titolo che Orwell aveva pensato di dare al libro), vale a dire l’ultimo guardiano dello spirito umano, e di avere l’aspetto, anche dopo le innumerevoli torture subite, di uno scheletro; ma è felice perché è conscio di non aver tradito Julia. Nella terza fase, Winston, che non rinuncia a qualche suo pensiero ortodosso, viene portato nella Stanza 101. In questa stanza non è contenuto uno strumento di tortura preciso, ma consiste nella materializzazione del peggior incubo di ogni persona. Per il protagonista è destinata una maschera con dentro due topi (la sua fobia peggiore) che O’Brien sta per mettergli sul volto. E viene definitivamente sconfitto quando, per fermare O’Brien, urla «Fatelo a Julia!», perdendo il suo ultimo sentimento umano. Winston apprende dunque da O’Brien i principi fondamentali del sistema sul quale si fonda lo stato e scopre che non è sufficiente confessare e obbedire alle regole, ma che il Grande Fratello vuole possedere anche l’anima e il pensiero dei suoi sudditi. Anche la stessa Confraternita è stata creata ad arte dalla Psicopolizia come esca per individuare potenziali dissidenti. Alla fine, Winston viene costretto a cedere: rinuncia all’amore per Julia e al libero pensiero, sottomettendosi e amando completamente il Grande Fratello, pronto a consegnarsi nelle mani di esso convinto della propria colpevolezza. “Ma ogni cosa era a posto, ora, tutto era definitivamente sistemato, la lotta era finita. Egli era uscito vincitore su se medesimo. Amava il Grande Fratello.”
Il libro è scritto in un modo molto chiaro e determinato senza artifici retorici o metafore, quasi scolastico e in alcuni passi l’autore, secondo il mio parere, si sofferma troppo su certe spiegazioni meccaniche finalizzate al solo scopo di informare il lettore ma senza poi un riscontro nella storia. Per quanto riguarda la storia, l’ho trovata molto interessante basata su una precisa morale che il lettore ne trae alla fine del libro.

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Federica Tessari
3 C Liceo Scientifico B. Cairoli
Recensione sul libro “ La Versione di Barney” di Mordecai Richler

“Tutta colpa di Terry. È lui il mio sassolino nella scarpa. E se proprio devo essere sincero, è per togliermelo che ho deciso di cacciarmi in questo casino, cioè di raccontare la vera storia della mia vita dissipata.” Terry McIver, nella sua autobiografia intitolata “Il tempo, Le febbri”, accusa Barney Panofsky, che aveva conosciuto e frequentato a Parigi negli anni Cinquanta, di aver picchiato la moglie, di essere un alcolizzato con tendenze violente, uno spacciatore e infine di aver commesso l’omicidio dell’amico comune Bernard ‘Boogie’ Moscovitch. Cosi, Barney, produttore televisivo di successo, all’età di sessant’anni inizia a descrivere la sua vita dall’anno 1950 quando, a Parigi ha conosciuto e sposato la pittrice e simbolo femminista Clara Charnofsky. Nel 1952, dopo due anni di matrimonio, Barney decide di divorziare dalla prima moglie ma Clara, subito dopo aver ricevuto questa notizia si suicida con un flacone di sonniferi. Questo libro è diviso in tre parti ciascuna riservata a una delle tre mogli del protagonista, ma non c’è un divisione netta poiché i ricordi sono confusi e frastagliati dall’incedenza della sua malattia, l’Alzhaimer. “Sono sopravvissuto alla scarlattina, agli orecchioni, a due rapine a mano armata, alle piattole, all’estrazione di tutti i denti, a un’operazione all’anca, a un processo per omicidio e a tre mogli. La prima è morta, mentre la Seconda Signora Panofsky, nonostante sia passata un’eternità, al solo sentire la mia voce strillerebbe: “Assassino, cosa ne hai fatto del cadavere?”” Nel 1958, Barney sposa per obbligo di paternità la Seconda Signora Panofsky, una donna che alle spalle aveva una famosa e benestante famiglia di Montreal, e per la quale non hai mai provato sentimenti d’amore. Dopo l’aborto spontaneo la relazione si complica al punto che la moglie lo tradisce con Boogie, il suo migliore amico. Dopo una furiosa litigata a casa di Barney, Boogie ubriaco fradicio decide di andare a fare un tuffo in piscina e da quel momento non si saprà più nulla di Bernard Mascovith. Ottenuto il divorzio, Barney nel 1960 finalmente si sposa con la donna della sua vita, colei che sarà per sempre il suo vero amore. “ Miriam, mia adorata Miriam”. Barney se ne innamora la prima volta che la vede, in occasione del ricevimento di nozze del 1958. Tre figli, Michael, Saul e Kate, un lavoro ben retribuito e tutto l’amore di Miriam. Una vita felice per Barney Panofsky fino a quando Miriam decide di separarsi da lui per andare a convivere con un altro uomo. Abbandonato a sé stesso, si rifugia nel cottage di famiglia per trovare conforto nell’alcool e nella scrittura della storia della sua vita. “Alle 10 e 28 del 24 settembre 1996 in una radura in cresta al monte Groulx, una guardia giurata e due taglialegna alle dipendenze di una cartiera si sono imbattuti in alcuni resti umani: un teschio, diverse vertebre, un osso pelvico, un femore, frammenti di costole e tibia. È stata subito chiamata la Provinciale, le ossa sono state raccolte e consegnate al dottor Roger Giroux, anatomopatologo dell’ospedale di Notre-Dame di Montreal. Il quale ha dichiarato trattarsi dei resti di un maschio di circa trent’anni, di razza bianca, presumibilmente morto per cause sconosciute tre o quattro decenni addietro. [...] Poco dopo, è stato confermato che i resti appartenevano a Bernard Moscovitch, scomparso nella zona il 7 giugno 1960.” Barney Panofsky questa informazione non la verrà mai a sapere, e noi non verremo mai a sapere se ad uccidere Boogie sia stato Barney oppure no.
L’autore utilizza un tipo di narrazione formale e spesso inserisce dei pezzi di conversazioni telefoniche, dialoghi e pensieri in prima persona del protagonista. Questa scrittura è molto scorrevole perché molto simile alla realtà parlata del quotidiano così l’autore ci dà la possibilità di capire al meglio sia la storia che il vero stato d’animo di Barney. Ho trovato questo libro molto interessante sia dal punto di vista della storia, insolita e particolare, e sia dal modo in cui è narrata, soprattutto la scelta di far capire al lettore, a poco a poco, la malattia del protagonista. Inoltre ho apprezzato molto la libertà che l’autore conferisce al lettore sul finale.

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Federica Tessari
3 C Liceo Scientifico B. Cairoli
Recensione sul libro “ Addio alle armi” di Ernest Hemingway

“Erano sudati, coperti di polvere e stanchi. Alcuni avevano l’aria malandata. Un soldato giunse dopo l’ultimo ritardatario. Camminava zoppicando. Si fermò e si sedette sul ciglio della strada. Scesi e gli andai incontro. “Cosa succede?” Mi guardò e poi si alzò. “Sto andando avanti.”
“Cos’è che non va?” “… la guerra.””
Con queste parole, secondo me, si capisce a pieno tutto lo sfondo di questo romanzo pieno di tristezza e desolazione che lascia una guerra combattuta senza ideali. Siamo nel 1917 nel bel mezzo della Prima Guerra Mondiale. Frederich Henry, il protagonista, è un ragazzo inglese che è venuto in Italia per partecipare volontariamente alla guerra spinto da motivazioni idealiste e da una visione di essa quasi fantastica. Frederich durante il suo percorso, parlando con alcuni dei suoi colleghi autisti di ambulanze, capisce di non essere più convinto e di aver fatto un errore ad arruolarsi. ”La classe che controlla il paese è stupida e non capisce niente e non capirà mai niente. È per questo che c’è questa guerra.” Oltre a seguire un percorso di tipo interiore sulle proprie scelte si affianca anche un lato sentimentale del romanzo. Frederich infatti, conosce un’infermiera Catherine Barkley con cui inizialmente ha dei rapporti occasionali mentre poi si diventa una storia d’amore passionale e piena di veri sentimenti al punto tale che il protagonista dichiara: “Avevo una vita piena d’ogni cosa. Ora se non sei con me non ho niente al mondo.” Nell’ottobre dello stesso anno, però, il fronte italiano crolla a Caporetto. Cosi Frederich si ritrova coinvolto in una confusa ritirata insieme ad altri soldati che cercano di scappare ovunque. Proprio nel momento in cui dovrebbe attraversare il ponte sul Tagliamento viene fermato dalla Battle Police per il suo accento straniero; ma fortunatamente si salva tuffandosi nel fiume. Il nostro protagonista riesce a raggiungere la Barkley a Stresa ma subito dopo intraprendono il viaggio per arrivare nella terra neutrale di tutti i tempi, la Svizzera, poiché Frederich continua a essere ricercato. Nel momento in cui la felicità sembra essere raggiunta, Catherine partorisce il loro primo figlio che muore dopo poco e a seguire, muore anche lei. “Se la gente porta tanto coraggio in questo mondo, il mondo deve ucciderla per spezzarla, così naturalmente la uccide. Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide. Uccide imparzialmente i molto buoni e i molti gentili e i molti coraggiosi. Se non siete fra questi potete esser certi che ucciderà anche voi, ma non avrà una particolare premura.” Il romanzo quindi si conclude con la morte dell’amata e del figlio neonato, la fine della Guerra e il tenente Frederich Henry che se va per la città alla ricerca di ritrovare sé stesso. Ho trovato questo romanzo, nella sua complessità, gradevole e interessante. Interessante perché è tratto da un’esperienza vissuta realmente dall’autore Ernest Hemingway e ciò traspare molto dalla sue parole di intesa partecipazione con la storia narrata. Il linguaggio utilizzato è scorrevole e semplice con molte descrizioni sui luoghi della Guerra, forse troppe secondo il mio parere. Alcune frasi d’effetto mi hanno colpito molto soprattutto per la loro semplicità e la loro crudeltà e freddezza nel modo in cui vengono espresse. Io penso che non sia un classico libro da leggere in vacanza senza pensieri per la testa perché è un romanzo pieno di realtà storica e bisogna avere una certa concentrazione per capirlo fino in fondo.