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mercoledì 28 marzo 2012

Corte di Firenze.


Gruppo formato da: 
  • Camilla Ballarini;
  • Erika Banzato; 
  • Federica Fotia; 
  • Samantha Righi; 
  • Andrea Zaccaria.

PICO DELLA MIRANDOLA
Giovanni Pico nacque nel 1463 a Mirandola da famiglia nobile. Studiò lettere e filosofia. La città che più lo influenzò fu però Firenze. Frequentò attivamente l’accademia platonica fiorentina sotto la  guida di Ficino, con il quale diffuse il neoplatonismo in Italia. Stampò novecento tesi di carattere filosofico - religioso, tra le quali il De hominis dignitate,”Dio e l’uomo” fa parte di questa opera che definisce il rapporto fra Dio e l’essere umano, la dignità dell’uomo è un tema centrale nell’Umanesimo.

FILIPPO BRUNELLESCHI
Filippo Brunelleschi fu un architetto che lavorò a Firenze. Nato nel 1377 e morto nel 1446. Lavorò alla cupola di Santa Maria del Fiore, allo Spetale degli Innocenti, alla cappella de’ pazzi e alla basilica di San Lorenzo. La cupola di Santa Maria del Fiore fu un’innovazione nel campo architettonico vista la sua caratteristica principale quella di essere “autoportante”; lo Spetale degli Innocenti, invece, fu l’esempio meglio riuscito di una piazza rinascimentale.

SANDRO BOTTICELLI
Sandro Filipepi detto “Botticelli” nacque e lavorò a Firenze dal 1445 (anno della sua nascita) al 1510 (anno della sua morte). Lavorò per i De Medici come pittore ed eseguì opere come la Primavera e la Nascita di Venere, oltre a queste opere che sono le più importanti ci sono anche disegni minori. La caratteristica principale di Botticelli era la linea di contorno flessuosa, i volti che infondevano dolcezza e il continuo rimando alla filosofia Neoplatonica.

MARSILIO FICINO
Marsilio Ficino appartenne alla cerchia di intellettuali di Lorenzo il Magnifico e fu uno dei maggiori interpreti dello spiritualismo del quattrocento. Il suo pensiero prende origine dall’ analisi di Platone e mira a una conciliazione tra classicismo filosofico e dottrina cristiana, ponendo l’ uomo come centro del creato. Fu uno dei più importanti filosofi nonché umanisti italiani e di fatto il Theologica Platonica de immortalitate animaraum può essere considerata la suo opera più importante.

BASILIO BESSARIONE
Basilio Bessarione , erudito greco spinto in Italia dalla minaccia Turca incombente su Costantinopoli, divenne cardinale romano dopo essere stato arcivescovo della chiesa Greca. Si dimostrò fautore dell’ unione tra chiesa romana o di occidente e chiesa ortodossa d’oriente, oltre ad essere uno dei più noti rappresentanti del pensiero filologico e umanista.

PAOLO UCCELLO
Paolo Uccello nacque a Firenze nel 1325 e morì nel 1475. Fu educato nella bottega di Ghiberti e divenne principalemente pittore e mosaicista. I tratti principali della sua produzione artistica furono una rigorosa sperimentazione prospettica che a differenza di Masaccio rappresentò scenari fantastici. Le sue opere più importanti furono le Storie di Noè, il monomento a Giovanni Acuto e il diluvio e recessione delle acque.

MASACCIO
Tommaso Cassai nasce nei pressi di Arezzo nel 1401. E’ soprannominato Masaccio per il fatto che si disinteressa da tutto ciò che non è arte. La sua formazione artistica avviene a Firenze nella bottega di Masolino. E’ iscritto come pittore all’arte dei Medici e degli Speziali. Concepisce una pittura nuova ed è uno dei punti di riferimento della rivoluzione artistica. Morì ventisettenne.

PERUGINO
Nasce nel 1445 e fu compagno di Leonardo fino al 1472, anno in cui iniziò ad essere pittore indipendente. Aprì ben due botteghe, una a Firenze e una a Perugia. All'inizio’era considerato il pittore migliore d’Italia, ma fu presto oscurato dalle figure di Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Le sue caratteristiche principali erano la linea di contorno e la prospettiva. Morì nel 1523.

LORENZO GHIBERTI
Lorenzo nasce nel 1378 e apprende l’arte del disegno, della fusione e del cesello. La sua prima occasione per emergere nella società rinascimentale fu il concorso che mirava a realizzare la seconda parte del Battistero di San Giovanni. Concorso che vinse con successo nonostante un avversario temibile come Brunelleschi. Altre sue opere furono la Porta Nord e la Porta del Paradiso entrambe del battistero di Firenze. Morì nel 1455.

LUIGI PULCI
Luigi nasce nel 1432 da una nobile famiglia. Nel 1460 entrò nella corte dei De Medici, ricevendo protezione e incarichi importanti. Assunse una posizione di rilievo tra gli intellettuali grazie al suo temperamento bizzarro. Di importante compose il Morgante, dopo di che svolse varie missioni per San Severino. Considerato eretico, morì a Padova nel 1484.

GIORGIO GEMISTO
Giorgio Gemisto detto Pletone fu un filosofo neoplatonico che nacque a Costantinopoli nel 1355. Lavorò alla corte di Firenze e le sue opere principali furono il Trattato delle Virtù, il Discorso sugli affari, Sull’istmo, Sulla differenza tra la filosofia platonica e quella aristotelica, Sulla processione dello Spirito Santo, Trattato delle leggi, Sommario delle dottrine di Zoroastro e di Platone, Oracoli magici dei discepoli di Zoroastro. Morì nel 1452.

ANDREA DEL SARTO
Andrea di Agnolo, più comunemente conosciuto come “Andrea del Sarto”, nacque a Firenze nel 1486 e fu un pittore, allievo di Pietro Cosimo. Fu richiesto a Roma, Venezia, Firenze e anche in Francia. Le sue opere principali furono “Lo sposalizio di Santa Caterina” e “La Madonna delle arpie” insieme ai numerosi altri disegni. Le sue caratteristiche principali furono l’equilibrio delle composizioni e la lieve malinconia che affligge i personaggi. Morì, stroncato dalla peste, nel 1530.

PIERPAOLO VERGERIO
Pierpaolo Vergerio detto “il Vecchio” nacque nel 1370 e morì nel 1444. Fu attivo a Padova, Firenze, Roma e, infine, Boemia e Ungheria. Fu un famoso pedagogista, elaborò un nuovo programma educativo in cui gli studia humanitas dovevano essere affiancati allo studio delle scienze naturali, della medicina, del diritto, della matafisica e della teologia.

LEONARDO BRUNI
Leonardo Bruni nacque ad Arezzo nel 1370. Fu un grande scrittore; cominiciò la sua carriera letteraria a Roma per poi trasferirsi a Firenze, dove morì nel 1444. Lavorò, inoltre, come traduttore delle opere classiche di Platone e Aristotele. Lui, invece, scrisse dialoghi in latino (Dialoghi ad petrum histrum, Laudatio Florentina urbis, Historie florentini populi, Commentarius rerum suo tempore gestarum) e in volgare (le vite di Dante e Petrarca).

VERROCCHIO
Andrea di Francesco di Cione detto "Del Verrocchio", nacque a Firenze verso il 1435. Compì il primo viaggio a Venezia nel 1465 ma vi risedette più volte, tra il 1479 e il 1488 (anno della sua morte). Dal 1461 organizza la propria attività impiantando una bottega, una delle più rinomate della città. Dalla sua bottega usciranno artisti quali Botticelli, Perugino e Leonardo da Vinci. Di Verrocchio, ricordiamo due disegni, "testa femminile" e "testa ideale", un dipinto "Madonna con il Bambino" e in fine due sculture "Tomba di Pietro e Giovanni de Medici" e "l'incredulità di San Tommaso".


DONATELLO
Nasce a Firenze nel 1386 e muore a Firenze nel 1466, lavora presso la bottega di Ghiberti. Si specializza nell’ arte classica e nella fusione del bronzo infatti alla scultura classica applica un introspezione psicologica . lavora principalmente a Firenze, Pisa e a Prato dove ha contribuito alla realizzazione del pulpito del duomo e alla decorazione del Battistero. Sperimenta molte tecniche e materiali che danno alle sue opere un impronta di innovatività.


BEATO ANGELICO
Nasce a Vicchio di Magello intorno al 1400 con il nome di Giovanni di Fiesole e muore nel 1455 a Roma. Affresca delle celle e dei luoghi comuni del convento fiorentino di San Marco. Viene chiamato Angelico nel 1467 e Beato dall’umanista Cristoforo Landino, questi due soprannomi derivano dalla sua irreprensibile condotta. È ancora legato al gotico internazionale che da originalità alla sua pittura.


LEON BATTISTA ALBERTI
Nasce a Genova nel 1404, figlio di Lorenzo Alberti, muore a Roma nel 1472. Si laurea a Bologna in diritto. Nel 1432 divenne un abbreviatore apostolico( si occupava di riassumere le suppliche che venivano rivolte al papa) inoltre è un trattatista scrive il De Pictura , il De aedificatoria, il De statua. Abbiamo anche nella sua arte una definizione nel disegno che è determinato solo da una linea si contorno e si occupa della composizione cioè la relazione tra luce e colore.

NICOLO' MACCHIAVELLI
Nasce a Firenze nel 1469 e muore nel 1527 sempre a Firenze. Si occupa di riflessione sulla politica, tenta di anticipare una scienza basata sulla ricerca di leggi, è anche un abile scrittore infatti lo ricordiamo come scritto dell’ opera teatrale La Mandragora. Uniforma il suo amore per la cultura classica e l’umanesimo. Dopo la cacciata dei De Medici da Firenze a Macchiavelli viene dato l’incarico di scrivere delle storie su Firenze come istorie e la vita di Castruccio Castracani un signore di Pisa.


ANGELO POLIZIANO
Si chiamava Angelo Ambrogini e nacque a Montelpulciano nel 1484. Nel 1464 si trasferì a Firenze. a partire dal fu segretario di Lorenzo il Magnifico e precettore del figlio Piero de Medici per il quale compose i Detti piacevoli. Un'altra opera è il poemietto encomiasto “stanze per la giostra”, nel 1478 fu presente alla congiura dei Pazzi e scrisse un Coniurationis commentarioum. Fra il 1478 e il 1483 compose la fabula di Orfeo. A Firenze curò soprattutto l’attività filologica fino alla morte nel 1494.


LEONARDO DA VINCI
Nacque a Vinci nel 1452. Si definiva un uomo “senza lettere” poiché non conosceva né il latino né il greco infatti fu tra i prima a riconoscere il valore dell’ esperienza intesa come sperimentazione, sia come studio meticoloso della realtà, in tutte le sue forme. Fu il primo a studiare anatomia su dei cadaveri umani. Di Leonardo, altre opere pittoriche, possediamo scritti e disegni: La vergine delle roccie, l’ultima cena e la Gioconda.

domenica 25 marzo 2012

qualche idea per conoscersi meglio...

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Si avvicina la fine dell'anno scolastico e per tanti ragazzi delle classi quinte, anche il momento di scegliere l'università: sul blog di Corriere.it all'interno de Il Quotidiano in Classe, abbiamo pensato di mettere uno strumento per aiutarvi a guidare i vostri ragazzi questa scelta. Cliccate sui banner nella colonna di destra per provare i test di ammissione alle varie facoltà o per capire quale potrebbe essere la scelta migliore secondo gli interessi personali.
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giovedì 22 marzo 2012

Elio Vittorini, IlGarofano Rosso

Alessio Mainardi è il protagonista e narratore del romanzo. E' un ragazzo di 16 anni, però nello stesso tempo da certi lati è ancora un bambino, ma da altri desidera impazientemente essere un adulto. Infatti preferisce passare il proprio tempo con ragazzi piu grandi di lui, tanto da conoscere quello che sarà il suo migliore amico, Tarquinio, un diciottenne che ha perso anni di studio e che vive da solo senza famiglia. I due ragazzi liceali, volendo appunto essere più grandi di quello che sono, aderiscono al fascismo, nonostante non sappiano cosa significhi precisamente.
Fondano inoltre un loro mondo detto "La cava", un luogo dove poter discutere sugli argomenti generali; su tutto spiccava la politica e il fascismo appunto.
Alessio però, si innamora di una ragazza, Giovanna, la quale tuttavia è indifferente al sentimento provato per lei dal protagonista. Il ragazzino viene bocciato per aver partecipato all'occupazione della scuola e ritorna tristemente al suo paese d'origine, situato nel nord, dove trascorrerà le vacanze estive. In questo soggiorno nel paese natale rivive, accanto alla famiglia, tutti i momenti felici della sua infanzia, ma le sue posizioni antiborghesi lo portano a contrasti con la famiglia stessa, come il disprezzo del lavoro del padre, imprenditore, mentre apprezza maggiormente il lavoro degli operai dipendenti nell'azienda del padre.
Al suo ritorno in Sicilia ritrova l'amico Tarquinio, ma qualcosa nel loro rapporto è cambiato, l'amico assume un atteggiamento da adulto quasi sforzato, e fra i due nascono delle incomprensioni. Abbandonato dall'amico Alessio decide di impegnarsi sui libri per superare gli esami, e riuscirà perfettamente nel suo intento, superando brillantemente gli scritti.
Ma l'impegno scolastico avrà vita breve, in modo particolare a causa dell'incontro di Zobeida, una prostituta con la quale Alessio intraprende una relazione amorosa, con sentimenti però molto lontani da quelli che provava per Giovanna. Pare quasi che Alessio si sia innamorato veramente di questa donna ma per questo motivo ha termine tutto quanto: Zebeida infatti è una prostituta e come ogni prostituta non è possibile che si innamori profondamente.
Tempo dopo il giovane siciliano incontrerà i vecchi compagni di scuola e l'amico Tarquinio ma non per un incontro felice tra amici, bensì al funerale di una ragazza siciliana di diciotto anni, Daria Cortis, suicidatasi per amore. Il fatto sconvolgente li farà incontrare dopo il funerale, tutti uniti, in un bar ad ascoltare il discorso di un ragazzino a noi sconosciuto. Questo ragazzino propone le sue idee criticando la società borghese, propone anche un codice d'amore che regoli i rapporti umani sia amorosi ma anche di amicizia, rispecchiando ancora le aspirazioni della gioventù del tempo.
Il romanzo si conclude con l'amicizia tra Alessio e Tarquinio che torna ad essere quella di un tempo.
Il linguaggio utilizzato è proprio del mondo giovanile; infatti sono frequenti espressioni molto vicine al parlato e volgari. Resta comunque a mio parere un libro adatto per ragazzi sopra ai 15 anni di età.

mercoledì 21 marzo 2012

Cronache di Poveri amanti di Vasco Pratolini

La storia si svolge in un vicolo di Firenze, e vi partecipa una moltitudine di personaggi. Il Moro ha compiuto un furto, e ha affidato la refurtiva a Giulio, appena uscito dal carcere, il quale l'ha rimessa al carbonaio Nesi prima d'essere arrestato per una soffiata di Nanni. La moglie di Giulio, Liliana Solli, viene presa in casa dalla Signora, un'ex prostituta che adesso controlla tutto e tutti e vorrebbe approfittare della situazione. Nesi, che mantiene Aurora (figlia di Luisa) e suo figlio, viene però colto in flagrante dal brigadiere; nel frattempo suo figlio Otello, che lo odia, scappa con Aurora, rivelando al mondo che il figlio illegittimo è suo. Attorno alla vicenda principale si svolgono storie d'amore (Bruno e Clara, Bianca e Mario, Milena ed Alfredo) e di politica [Alfredo e Maciste (o Corrado) antifascisti, Osvaldo e Carlino fascisti (moderato il primo, fanatico il secondo), l'ambiguo Ugo che cambia bandiera]. Otello ed Aurora tornano e si sposano; Osvaldo, contrario ai metodi illegali, viene picchiato da Carlino e da altri. Ugo, pentito, avverte Maciste che i fascisti preparano una notte d'omicidi e l'aiuta a sventarne alcuni, ma, scoperti, Maciste muore ed Ugo si nasconde a casa della Signora. Quando il pericolo passa, Ugo seduce Gesuina, la cameriera tuttofare della Signora, e fugge con lei. Otello si stanca d'Aurora e seduce Liliana, sola dopo che il marito è stato condannato a dieci anni di carcere; Mario si stanca di Bianca e s'innamora di Milena, a cui è morto Alfredo. La Signora, persa anche Liliana, cade ammalata, ma guarisce quando apprende che un antico amante le ha lasciata una cospicua eredità: l'intero vicolo! La Signora viene colta da un'emorragia cerebrale, che le impedisce di portare a compimento la sua vendetta; Mario viene arrestato per le sue attività comuniste mentre sullo sfondo cominciano a comparire le prime radici del marxismo.  

martedì 20 marzo 2012

Novelle di Boccaccio.

Ser Ciappelletto

È la prima novella della prima giornata e viene dichiarata a tema libero. Ser Ciappelletto è un uomo maligno e lo sarà sia in vita sia in punto di morte. Musciatto Franzesi è un uomo d’affari e anche un usuraio e, avendo affari in diverse zone, decide di trovare qualcuno che se ne possa occupare al posto suo. Ovviamente doveva cercare un uomo abbastanza malvagio per poter affrontare la malvagità dei creditori borgognoni. Ser Ciappelletto era l’uomo ideale. Costui inviato in Borgogna trovò conforto presso due usarai, poco tempo dopo si ammalò gravemente. I due capirono che se fosse morto senza aver ricevuto l’estrema unzione il paese avrebbe parlato male di loro e dal momento che Cippelletto era un uomo malvagio non avrebbe mai o poi mai potuto essere perdonato di tutti i suoi peccati. Neanche in punto di morte si smentì infatti finse di essere un uomo buono, che faceva la carità, che osservava tutti i sacramenti. Qualche tempo dopo Ciappelletto morì. Il prete ordinò ai monaci di andare a prendere il corpo del defunto e di portarlo alla loro chiesa per poterlo lodare.

ANDREUCCIO DA PERUGIA

Siamo nella giornata seconda.

La vicenda è ambientata a Napoli. Andreuccio decide di trascorrere qualche giorno a Napoli per acquistare un cavallo. Il giorno dopo essere arrivato si reca al mercato dove viene avvistato da una giovane ragazza siciliana che, dopo aver avvistato il suo borsello contenente 500 fiorini, chiese alla vecchia signora che stava prima chiacchierando con Andreuccio, ogni dettaglio della vita di costui. Cosi, finge di essere sua sorella e lo invita a rimanere alla sera a mangiare. All’ora di coricarsi, entrato in bagno, il pavimento si gira e mentre Andreuccio cerca aiuto la ragazza gli ruba i 500 fiorini. Dopo essere riuscito a liberarsi scopre l’inganno. Girovagando per la città si imbatte in due briganti che gli chiedono di aggregarsi con loro per rubare l’anello, che valeva 500 fiorini, al monsignore morto da pochi giorni. I due briganti chiedono ad Andreuccio di lavarsi dal momento che era sporco a causa della caduta mentre lo calano con due funi nel pozzo arrivano due guardie. I due scappano e lasciano Andreuccio da solo. Le guardie tirano le funi e vedendo Andreuccio si spaventano e scappano. Il povero imbrogliato si ritrova un’altra volta solo e tra la vie di Napoli incontra nuovamente i due compari. Si recano cosi in Chiesa. Decide di entrare nella tomba Andreuccio. Una volta uscito disse che non c’era nessun tipo di gioiello i due non fidandosi lo richiusero nella bara con il corpo del defunto. In realtà i gioielli erano presenti ma questa volta Andreuccio prevedendo un possibile inganno da parte dei due uomini ritenne più giusto fare questo. Cercò di uscire dalla bara in ogni modo ma non ci riuscì. Ad un tratto sentì delle voci. Erano altri ladri che volevano rubare i gioielli del monsignore. Tirò i piedi al primo che si calò cosi che questo scappò lasciando aperta la tomba. Andreuccio riuscì ad uscire e se ne andò con il “bottino”.

Elisabetta da Messina

Siamo nella quarta giornata dedicata agli amanti infelici. Elisabetta ha tre fratelli mercanti che le hanno posto il divieto di vedere Lorenzo, un loro aiutante, di origini meno nobili delle loro.Elisabetta infranse questo divieto poiché capì di essere innamorata del ragazzo e che lo stesso sentimento era ricambiato da quest’ultimo.Dopo aver scoperto la relazione tra i due ragazzi, i fratelli decisero di uccidere Lorenzo. Con l’inganno lo portarono fuori città, lo uccisero e lo seppellirono.Elisabetta chiedeva insistentemente di Lorenzo ai fratelli, loro risposero di averlo mandato a concludere un affare lontano. Dopo alcuni giorni Elisabetta si fece sempre più insistente finchè una notte gli apparve in sogno l’amato che gli spiegò che era stato ucciso e le indicò il luogo dove era stato seppellito. Il giorno seguente accompagnata da una serva, Elisabetta andò nel luogo a lei indicato trovò il corpo e, tagliata la testa, una volta tornata a casa la mise in un vaso, lo riempì di terra e piantò semi di basilico che annaffiava con le lacrime. I vicini notarono il comportamento e lo riferirono ai fratelli. Questi sottrassero il vaso alla sorella che presto si ammalò. Elisabetta continuava a chiedere che il vaso le venisse restituito. I fratelli per capire cosa avesse questo vaso di tanto speciale, tolsero la terra e vi scoprirono la testa di Lorenzo. Cosi per non far sapere a nessuno dell’accaduto di trasferirono a Napoli dove Elisabetta morì.

Federigo degli Alberighi

Siamo nella quinta giornata dedicata agli amori felici. Federigo degli Alberghi ricco nobile di Firenze si è innamorato di monna Giovanna. Deciso a conquistarla inizia a corteggiarla tanto da spendere tutte le sue ricchezze. Lei non lo degna d’uno sguardo. Sfortunatamente il marito di monna Giovanna muore, lasciandole tutte le sue ricchezze. Lei va a trascorrere il periodo estivo in una tenuta vicino alla tenuta di Federigo il cui bene più grande è il suo falcone. Il figlio di Giovanna si ammala ed esprime il desiderio di volere il falcone di Federigo. Giovanna per amore del figlio si reca presso la tenuta del nobile. Costui felicissimo di vedere Giovanna la donna che ha tanto atteso pensa di prepararle qualcosa da mangiare per poterla intrattenere. Non avendo nulla di abbastanza prelibato da poterle cucinare decide di sacrificare il suo adorato falcone. Cosi dopo il pranzo Giovanna chiede a Federigo il falcone tanto desiderato dal figlio molto ammalato. Federigo molto dispiaciuto spiega all’amata che ha ucciso l’uccello per poterlo cucinare dal momento che non aveva nient’altro in casa. Giovanna commossa per il gesto dell’uomo e addolorata per non aver potuto rendere felice il figlio torna a casa e dopo qualche giorno il bambino muore. I fratelli le consigliano di risposarsi. Giovanna, anche se non molto felice delle idee dei fratelli, accetta il loro consiglio e decide di sposarsi. Sceglie come suo sposo Federigo.

Guido Cavalcanti

Siamo nella sesta giornata dedicata ai motti di spirito. A Firenze era abitudine che si riunissero dei gruppi di uomini nobili. Uno di questi gruppi era quello di Betto Brunelleschi che voleva a tutti i costi far entrare nella sua combriccola Guido Cavancanti filosofo e noto poeta. Costui si era sempre rifiutato cosi un giorno durante la sua passeggiata quotidiana Guido si imbatté nel gruppo di Betto nei pressi del cimitero. Il gruppo iniziò a dargli fastidio e lui rispose intelligentemente dicendo che “ a casa vostra voi mi potete dire ciò che vi piace” e se andò. Tutti pensarono che fosse un balordo solo Betto capì che Guido li prese in giro.

Peronella

Siamo nella settimana giornata dedicata agli inganni delle donne nei confronti dei loro mariti. Peronella era sposata con un muratore ma era innamorata di un bel giovane chiamato Giannello. I due amanti avevano l’abitudine di vedersi quando il marito della ragazza usciva al mattino per lavoro. Un giorno il buon lavoratore tornò a casa prima del previsto. L’uomo bussò. Peronella presa alla sprovvista fece nascondere Giannello all’interno di una botte. Peronella si finse arrabbiata per il ritorno anticipato del marito e lo additò come uno “scansa fatiche”. Peronella scoprì che il marito aveva venduto la loro botte per cinque gagliati. La ragazza dimostrò che pur essendo donna poteva anche lei fare affari infatti disse che aveva venduto la botte per sette gagliati a un buon uomo che era entrato nella botte per controllare che fosse in buone condizioni. In quel momento Gianello sbucò fuori dal tino e disse che la botte era un po’ sporca e Peronella vi fece entrare il marito per pulirla. Nel frattempo i due amanti consumarono il loro amore al termine del quale Gianello pagò i sette gagliati e se ne andò felice.

Griselda

Ultima novella del Decameron e si pensa che il tema di questa novella sia la magnanimità.

Il marchese Gualtieri di Sanluzzo costretto dai suoi uomini a sposarsi, contro voglia, cerca una moglie. Decide che la donna giusta per lui è Griselda, una ragazza di umili origini. I due si sposano e non molto tempo dopo nasce una bambina. Tutti sono felici ma Gualtieri decide di mettere alla prova la pazienza di Griselda e le fa portar via la bambina da un servo che le riferisce che Gualtieri la vuole morta. Griselda con dignità consegna la bimba al servo. Nessuno sa che il marchese sta mettendo alla prova la moglie e che la bambina verrà allevata a Bologna e per questo tutti lo criticano per il suo gesto. Dopo poco nasce un maschietto e anche questa volta lo fa portar via e Griselda reagisce sempre allo stesso modo. Dopo molto tempo Gualtieri decide di sottoporre ancora una volta la moglie ad uno dei suoi “scherzi”. Chiede il permesso al Papa di sposare un’altra donna di origini più nobili di quelle di Griselda. La notizia le viene data davanti a tutti i sudditi. Inoltre il marchese le chiede di andarsene dalla casa proprio come è entrata, senza vestiti. Griselda chiede di poter indossare solo una camicia per non farsi vedere nuda da tutti i sudditi e poiché l’unica dote che aveva portato con sé era la sua verginità che nessuno le potrà mai più ridare. Alle nozze ci saranno i due figli di Griselda e la ragazza sarà colei che verrà sposata dal marchese. Gualtieri convoca Griselda e le chiede di preparare la casa per festeggiare al meglio il suo matrimonio. La donna se ne occupa scrupolosamente inoltre dopo che il marchese le ha chiesto cosa ne pensa della giovinetta lei risponde che è molto bella e supplica il marchese di non procurarle lo stesso dolore che è stato inferto a lei. Gualtieri capisce che è Griselda è l’unica donna per lui e decide di porre fini ai supplizi svelandole ogni bugia.

Calandrino

Siamo nella nona giornata dal tema libero.

Calandrino era un pittore non molto in gamba; eredita dalla zia una somma di denaro e vuole con questa somma comprare un podere e discute di questo con i suoi amici preso. Gli amici Bruno e Buffalmacco non essendo riusciti a ricavare neanche una piccola parte del denaro di Calandrino iniziano a fargli diversi scherzi. Nello un altro amico, fa credere che ci siano delle pietre preziose in un paesino molto lontano di cui ne è un esempio famoso quello di Bongodì in cui il cibo abbondava in grande quantità. Calandrino chiede indicazioni su dove si trova questo paese. L’altro risponde che è molto lontano ma che in nel territorio del Mugnone, vicino quindi a Firenze, si trova la pietra dell’invisibilità. Cosi Calandrino Bruno e Buffalmacco partono per il Mugnone. Calandrino inizia a raccogliere pietre quando i due decidono di frgli credere di non vederlo più. Iniziano addirittura a lanciargli pietre. In città nessuno lo saluta ma una volta entrato in casa la moglie lo rimprovera del ritardo. Agli amici dice che la moglie in quanto donna è riuscita ad annullare il potere della pietra dell’invisibilità.

giovedì 15 marzo 2012

Riassunto novelle di Boccaccio

Samantha Righi



GIORNATA DECIMA
Novella decima - Dioneo
Griselda
Gualtieri, marchese di Salluzzo, giunto il momento di sposarsi, scelse come sua futura sposa una donna di umili condizioni, Griselda.
Il marchese arrivato il giorno delle nozze andò dal padre di Griselda, Giannucolo, a chiederle la mano. Giannucolo accettò.
Gualtieri e Griselda dopo poco ebbero la loro prima figlia.
Gualtieri già da tempo stava escogitando delle prove a cui sottoporre la moglie per constatare la sua costanza. Un giorno, infatti, fece portare via la figlia a Griselda facendole credere che l'avrebbe uccisa (quando invece la portò a Bologna da dei suoi parenti). Griselda per amore non ribattè alla decisione del marito. Dopo pochi anni da questo fatto Griselda rimase nuovamente incinta di un maschio e con le stesse modalità Gualtieri lo staccò dalla madre. Griselda, ancora una volta, accettò le scelte del marito.
Il marchese, intanto, stava già escogitando l'ennesima prova. Questo, infatti, un giorno, parlando alla moglie le disse che aveva intenzione di risposarsi con una donna di più alta casata e che lei oltre a doversene tornare a casa dal padre avrebbe dovuto, prima delle nozze, sistemare l'intera casa. Griselda non si oppose e accettò.
Arrivato il giorno delle "nuove" nozze, Gualtieri impaziente le rivelò tutto ciò che aveva escogitato e che lei con costanza aveva superato.


GIORNATA SECONDA
Novella quinta - Fiammetta
Andreuccio da Perugia
Andreuccio si reca al mercato di Napoli per acquistare un cavallo con i suoi cinquecento fiorini. Si interessò a molti ma non ne comprò nessuno; in buona fede molte volte mostrò i soldi. Quei soldi, però, furono addocchiati anche da una ragazza siciliana che si presentò a lui come sua sorella (poichè aveva visto, poco prima, che una donna lo abbracciò dicendogli che era l'amante di suo padre quando era in Sicilia). La ragazza invitò Andreuccio a casa sua per cena e visto che fecero tardi lo invitò a dormire lì.
Andreuccio si svestì dei suoi abiti e del denaro e andò in bagno. Con un marchingegno, Andreuccio si trovò nello sterco. A quel punto, realizzò che ormai aveva perso sia i soldi che la sorella. Incitato dai vicini, scappò e andò verso il mare per ripulirsi. Lì incontrò due ladri che gli proposero una rapina nella tomba del vescovo. Andreuccio accettò. Andando verso il luogo i tre si fermarono a un pozzo cosìcche Andreuccio avesse l'opportunità di lavarsi. Lo legarono e lo calarono giù nel pozzo, nel frattempo soppraggiunsero due gendarmi che fecero scappare i due ladri, lasciando Andreuccio nel pozzo. I gendarmi lo tirarono su e spaventati scapparono, Andreuccio, intanto, uscì dal pozzo, ritrovò i due ladri e insieme andarono verso la tomba.
I ladri costrinsero Andreuccio ad entrare. Quest'ultimo capendo il piano dei due ladri gli consegnò tutto tranne l'anello prezioso. I ladri ritirarono il bottino e come Andreuccio aveva predetto lo chiusero dentro. Aspettò, fino a che non sentì altri due ladri arrivare. Aprendo la tomba, Andreuccio intrappolò dentro questi e lui se ne tornò a Perugia con il suo anello.


GIORNATA SESTA
Novella prima - Filomena
Madonna Oretta
Madonna Oretta venne accompagnata a cavallo, lungo un viaggio, da un cavaliere che le domandò se avesse voluto ascoltare una storia. Oretta accettò. Il cavaliere incominciò nel racconto, ma il suo modo di raccontare era talmente brutto e non gradito che dopo poco Oretta lo zittì chiedendogli se avesse potuto scendere e continuare il tragitto a piedi.


GIORNATA SESTA
Novella ottava - Emilia
Fresco da Celatico
Fresco aveva una nipote che disprezzava oltremodo l'altra gente.
Un giorno Fresco le chiese perchè non uscisse e lei rispose che non voleva vedere gente disgustosa. A quel punto Fresco le propose che se veramente non avesse voluto più vedere gente disgustosa non avrebbe dovuto più specchiarsi.


GIORNATA SESTA
Novella quarta - Neifile
Chichibio
Currado Gianfigliazzi nella sua giornata di caccia aveva ucciso una gnu. La sera stessa la portò dal suo cuoco Chichibio cosìcche l'arrostisse. Chichibio subito fece ciò che le era stato ordinato. Mentre la gnu stava cuocendo giunse dalla contrada Brunetta (giovane di cui era profondamente innamorato). Lei sentendo l'odorino pregò Chichibio di darle una coscia. Chichibio gliela diede e la sera, a cena, al padrone, portò una gnu con una sola coscia. Currado se ne accorse e pretese spigazioni dal cuoco. Chichibio, impaurito, rispose che tutte le gnu hanno una sola coscia. Currado convinto del contrario, il mattino seguente, portò il cuoco davanti a un fiume e lì videro che le gnu, dormendo, stavano su un piede solo. Currado si avvicinò, le spaventò e loro tirarono fuori anche l'altra gamba. Chichibio, allora, si giustificò dicendo che la sera precedente lui non spaventò la gnu cosicche lei non tirò fuori l'altra coscia.
Currado divertito dalla battuta perdonò Chichibio.


GIORNATA SESTA
Novella nona - Elissa
Guido Cavalcanti
Nella Firenze antica vi erano molte usanze che ora non esistono più, fra queste ve n'era una che consisteva nel fatto che molti uomini si radunassero in gruppi.
Tra le contrade ve n'era una di Betto Brunelleschi che molte volte chiese a Guido Cavalcanti se avesse voluto partecipare alla loro brigata e lui altrettante volte risposte "no".
Un giorno Betto Brunelleschi assieme ai suoi compagni decise di prendersi gioco di Cavalcanti. Lo accerchiarono e lo accusarono. Lui rispose che a casa loro avrebbero potuto dire ciò che avrebbero voluto (si trovavano in un cimitero). Detto ciò Cavalcanti scavalò una tomba e se ne andò. L'unico a capire questa frase fu Betto che spiegò ai suoi compagni che quella che aveva riferito Guido era una grandissima offesa visto che in pratica gli aveva detto che loro erano peggio dei morti.


GIORNATA PRIMA
Novella prima - Panfilo
Ser Ciappelletto
Ser Ciappelletto fu un uomo che si dedicò ad ogni vizio e fu anche molto malvagio.
Per queste sue "doti" fu mandato da messer Musciatto a recuperare i soldi che aveva prestato ai Borgognoni. Durante il viaggio Ser Ciappelletto si ammalò molto. Ser Ciappelletto perciò decise di voler confessarsi. Al prete, però, confessò di essere un uomo per bene che aveva vissuto la sua vita nel giusto. La morte di Ciappelletto così suscitò nel popolo una sorta di devozione verso di lui.


GIORNATA QUARTA
Novella quinta - Filomena
Lisabetta da Messina
Elisabetta, bellissima ragazza, viveva a Messina con i suoi tre fratelli. La ragazza si innamorò di Lorenzo un aiutante dei suoi fratelli, il quale conttraccambiò l'amore.
Una sera, per caso, uno dei due fratelli scoprì la storia fra i due ragazzi e il mattino seguente parlandone con i propri fratelli decisero di ucciderlo.
Premeditato il piano, un giorno, portarono Lorenzo lontano da Messina, lo menarono e alla fine, lo uccisero. Tornati in città a Elisabetta dissero che se n'era andato lontano per affari. Molte volte, insistentemente, Elisabetta chiese di lui ma non ricevetta risposta fino a che una notte in sognò le si mostrò Lorenzo le raccontò di essere stato ucciso dai suoi fratelli e le mostrò il luogo dov'era stato seppellito.
Il giorno seguente Elisabetta decise di andare a vedere là dove l'amante le aveva mostrato. Scavò, scavò, finchè trovò il corpo di Lorenzo. Decise di staccargli la testa e di portarsela con sè a Messina.
Tornata a casa ripose la testa in un vaso e vi piantò del basilico e ogni giorno lo innaffiava con le proprie lacrime. Questo comportamento assai strano fu notato da alcuni vicini che informarono i fratelli. Costoro decisero di sottrarle il vaso e di cercare il motivo del pianto disperato di Elisabetta. Trovarono la testa di Lorenzo e nuovamente la seppellirono. Per paura che tutta questa storia si venisse a sapere i fratelli si trasferirono a Napoli dove dopo poco Elisabetta morì.


mercoledì 14 marzo 2012

novelle di Boccaccio raccontate da...Federica

Ser Ciappelletto

Il protettore Musciatto Franzesi del dottor Cepparello, chiamato da tutti Ciappelletto, ritiene che lui possa essere il solo adatto a riscuotere i crediti dei borgognoni poiché egli stesso è malvagio tanto quanto lo sono i borgognoni. Cosi ci viene raccontata l’ultima azione di particolare importanza nella vita di Ciappelletto. In punto di morte, egli tiene una confessione con un frate nella quale si pente di tutti i peccati che avrebbe fatto. Ma i peccati non sono realmente quelli che ha compiuto ma delle piccole confessioni di cose totalmente distanti dal modo di essere di Ciappelletto. Per esempio sostiene di essere vergine, di fare spesso digiuni, di pregare e di andare a messa, quando la verità è tutta il contrario finché non rivela il peccato “più grave”, cioè quello di aver trattato male in una rara occasione la propria madre. il frate meravigliato dalla magnanimità dell’animo di Ciappelleto quando proprio questi morirà si svolgeranno delle funerali grandiosi fino ad arrivare alla sua beatificazione. Panfilo, il narratore di questa novella, evidenzia la generosità di Dio poiché accoglie le preghiere a nome di Ciappelletto delle persone che comunque hanno avuto fede.

Andreuccio da Perugia

Fiammetta, la narratrice di questa novella, ci racconta come un giovane perugino alla ricerca di un cavallo si imbatte in un viaggio pieno di pericoli nelle strade di Napoli. Il giovane arrivato nella città viene subito notato nel mercato da una giovane donna, truffatrice, che vedendo che scambiava degli abbracci con una vecchia, si fece raccontare qualcosa sulla vita di Andreuccio. Cosi inscena una storia fittizia sul legame di fratellanza tra lei e Andreuccio per derubare il giovane dopo che era stato invitato a casa della giovane Fiordaliso. Andreuccio dopo aver scoperto l’inganno, in piena notte e senza un soldo, girovaga per le vie di Napoli fino a che incontra due briganti che lo invitano a rubare l’anello dell’appena defunto vescovo della città. Arrivati nella chiesa senza problemi e sollevato il coperchio della tomba discutono su chi dovrà calarsi giù per recuperare l’anello. I due ladri mandano Andreuccio nella tomba ma, il giovane perugino sospettando che non appena fosse salito con l’anello i due lo avrebbero lasciato li giù, afferma di non trovare l’anello ricercato. I due briganti se ne vanno lasciandolo li e mentre il giovane è preso dalla disperazione, dei nuovi briganti ,venuti con lo stesso intento dei precedenti , aprono la tomba e uno di qusti si cala giù. Nel momento in cui si cala giù Andreuccio pensa di toccargli le gambe cosi i briganti con un forti urla corrono velocemente fuori dalla chiesa. Andreuccio risale,poiché il coperchio è stato lasciato aperto e con l’anello che vale cinquecento fiorini se ne ritorna nella sua città senza aver perso niente.

Il re e lo stalliere

Uno stalliere, alla corte del re Agilulfo e della moglie Teodolinda si innamora proprio di quest’ultima. Cosi pensa ad un modo per avere un contatto con la donna. Per diverse notti lo stalliere osserva i movimenti del marito prima di entrare nella stanza da letto dei due, fino a quando una sera si immedesima nella parte del marito ed entra nella stanza. La moglie meravigliata dalle attenzioni del marito che non le dava da molto tempo, chiede spiegazioni e cosi il marito si insospettisce. Senza far domande ulteriori pensa a scovare l’uomo che ha potuto fare questo e si mette alla ricerca tra tutti i servi e i componenti della corte cercando di trovare chi avesse il cuore che batteva più forte. Dopo vari tentativi lo trova e per riconoscerlo alla mattina seguente pensa di tagliargli i capelli che in quel periodo nessuno li portava corti. Lo stalliere però appena sveglio si guardò e decide cosi di tagliare allo stesso modo i capelli a tutti gli altri servi. Quando il re convoca tutti i componenti della corte per scoprire finalmente qual è l’identità dell’uomo scopre l’astuto inganno dello stalliere.

traduzioni d'autore -Catilinaria I

Un inatteso colpo di scena: la personificazione della Patria . (Catilinarie, 1.17-19)
[17] Per Ercole, se i miei schiavi avessero paura di me come ne hanno di te
i concittadini, penserei di dovermene andare da casa mia; e tu non ritieni opportuno di
fare altrettanto dalla Città? Se m'accorgessi d'esser sospetto ai miei concittadini, anche a
torto, e malvisto a tal punto, preferirei privarmi della loro vista anziché esser guardato da
tutti con malevolenza. E tu che, per la coscienza che hai dei tuoi crimini, pur conosci che
l'odio unanime che susciti è giustificato, meritato da tempo, esiti a sfuggire la vista, la pre-
senza di coloro di cui offendi la mente, il cuore? Se i tuoi genitori provassero odio, paura
di te e non ti riuscisse in alcun modo di placarli, preferiresti, io penso, recarti altrove, lon-
tano dai loro occhi; ed ecco, la patria, madre comune di noi tutti, ti odia, ti teme; s'è resa
conto da tempo che mediti di levare la mano su di lei: e tu, non rispetterai la sua autori-
tà, non t'inchinerai davanti alla sua sentenza, non temerai la sua forza? [18] Essa, Catilina,
ti appare e pur senza parole così ti parla: «Da anni ormai non c'è stato delitto che non sia
stato commesso da te, non azione infame di cui tu non sia stato partecipe. Tu solo hai assas-
sinato molti cittadini, hai infierire sugli alleati, li hai spogliati senza che nessuno te lo impe-
disse e senza scontarne il fio; tu non solo ti sei distinto per aver tenuto in non cale le leg-
gi e i tribunali ma anche per averli sovvertiti, calpestati. Sono azioni che hai commesse in
passato; non si doveva tollerarle, eppure, come ho potuto, le ho sopportate; ora però sono
in preda al terrore per causa tua; al minimo rumore d'armi, pavento Catilina; ora, non c'è
complotto a mio danno che non sia stato ordito dalla tua perversità, e non intendo sop-
portarlo. Per questa ragione vattene, liberami da questo terrore: affinché io non perisca, se
è fondato, e cessi di tremare, se è.immaginario», [19] Ecco ciò che la patria ti direbbe se,
come dissi, ti parlasse; e anche se non fosse in grado di usare la forza, non dovrebbe otre-
nere quanto ti ha chiesto? (trad, di L. Storoni Mazzolani)
La peroratio della prima Catilinaria, un capolavoro di retorica (Catilinarie, 1.32-33)
[32] E perciò, se ne vadano i malvagi, si separino dai buoni cittadini, si riu-
niscano tutti in uno stesso luogo e infine, come ho già detto più volte, che tra loro e noi
ci sia un muro; cessino di attentare alla vita del console in casa sua, di accerchiare il tribu-
nale del pretore urbano, di assediare armati la Curia, di preparare frecce incendiarierr e tor-
ce per mettere a fuoco la Città; che una buona volta ciascuno porti scritto in fronte quali
sono i suoi sentimenti verso lo Stato. Vi assicuro, Padri Coscritti, che noi consoli mette-
remo tanto impegno e, confortati dalla vostra autorità, dal coraggio degli equestri, e il vivo
consenso della gente perbene, quando Catilina si sarà allontanato vedrete la congiura sco-
perta, soffocata, punita. [33] Con questi auspici, Catilina, per la salvezza suprema dello
Stato e la tua sciagura e disgrazia, la tua perdizione e lo sterminio di coloro che ti sono complici
nel tramare delitti contro la patria, muovi per questa guerra empia e nefanda. E tu,Giove
che qui fosti posto da Romolo con gli stessi auspicii con i quali fondò la Città, tu che ben a
ragione invochiamo con il nome di Statore dell'Urbe e dell'Impero, tieni lontani quest'uomo
e i suoi sgherri dal tuo tempio e dagli altri dell'Urbe, dalle case dei romani, dalle mura,
dalle vite, dai beni di tutti i suoi abitanti; e costoro, nemici della genteonesta, devastato-
ri d'Italia, stretti tra loro da un patto scellerato, infame masnada, dannali vivi e morti
a tormenti senza fine! (trad. di L. Storoni Mazzoleniì);