Cerca nel blog

mercoledì 30 maggio 2012

ATTIVATO TUTOR DI LATINO

Creazione classe

La classe LICEO GINNASIO BENEDETTO CAIROLI, classe 3C, A.S. 2011/2012 è stata correttamente creata.
Puoi invitare gli studenti ad entrare direttamente a far parte della classe tramite il seguente indirizzo web
http://cicero.maieuticallabs.it/cicero/athome/associa_classe/PV/19/248
oppure dire loro di seguire il percorso per concludere la registrazione.

lunedì 21 maggio 2012

tutor latino

proposta di provare una demo:
 se andate su questo sito,o semplicemente digitate Cicero tutor avrete la possibilità di provare un programma  di aiuto alla traduzione  :


file:///C:/Users/user/Desktop/CICERO%20Latin%20Tutor.htm

libro del mese


Libro del mese di Ballarini Camilla
La versione di Barney di Mordecai Richler

Barney Panofsky è un produttore televisivo e  passati i sessant'anni, decide di scrivere una autobiografia. Barney decide di scriverla per dare una sua versione su tutti i fatti che sono avvenuti durante la sua vita. Mentre la sta scrivendo le cose che gli vengono in mente sono confuse e tutto quello che gli è successo in passato si mescolo con il presente non sapendo distinguerli. Difatti ci sono molti flashback per esempio di quando stava con sua moglie alcolizzata a quando viveva una vita ricca. Il libro è diviso in 3 parti dove in ogni parte parla di una mogli diversa; nella prima parte parla di Clara Charnofsky che era una pittrice che poi si suicida a parigi inevce la seconda parte parla di una ricca ereditira che Barney sposa senza esserne davvero innamorato e infatti divorzia presto invece la terza parte della sua vita parla di Miriam l’ unica donna che ha mai amato e da lei ha 3 figli Michael, Saul, Kate. Ma dato che non i suoi ricordi sono confusi in ogni parte della sua vita troviamo degli episodi dove le troviamo tutte e tre.Le memorie di Barney vengono poi pubblicate dopo la sua morte con le correzione delle sviste di Barney, dal figlio Michael chescrive anche il seguito del libro dove si spiega il motivo dei suoi vuoti dovuti alla Alzheimer e viene  chiarito il mistero sulla morte di Boogie.

concorso Dante

Adesso che la lettura dei canti dell'Inferno è conclusa,se volete potete pensare a partecipare a un concorso:

Premio di lettura dantesca La Selva, il Monte, le Stelle
www.loescher.it/dante
 
L’Accademia della Crusca e Loescher Editore promuovono un premio di lettura nelle scuole, per continuare a far sentire la voce di Dante attraverso le voci dei ragazzi.

Se ogni studente italiano leggerà un canto, o anche solo una terzina dantesca, presentandola a modo proprio, e vorrà inserire in Rete il proprio lavoro, il risultato finale sarà una straordinaria opera collettiva. I volti e le voci dei ragazzi per presentare, attuale e vivissimo, il poema che più di ogni altro ha forgiato nei secoli la nostra identità.
Chi può partecipare
Tutti gli studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado.
Sono previste quattro categorie:
• singoli;
• gruppi (da 2 a 10 persone);
• classi (coordinate da un adulto);
• scuole (coordinate da un adulto).

Come si partecipa
• Ciascun partecipante (singolo, gruppo, classe o scuola) deve accreditarsi on line all’indirizzo www.loescher.it/dante.
• Una volta effettuata l’iscrizione e accettate le condizioni di partecipazione, può scegliere un Canto (fra tutti i 100 Canti della Commedia) e “prenotarlo”.
• Dovrà quindi realizzare un filmato della lettura o recitazione dell’intero Canto, in uno dei seguenti formati: avi, mpeg, mpeg2, mpeg4, wmv, mov, flv, 3gp.
• Il filmato dovrà essere inserito nel sito, all’indirizzo www.loescher.it/dante/upload.
• Tutti i filmati pervenuti entro i termini del premio saranno pubblicati on line.

Chi vota
Ciascun filmato verrà sottoposto a una triplice giuria:
• la giuria popolare: chiunque, collegandosi al sito, può esprimere un voto su qualunque filmato;
• la giuria Loescher, costituita da dipendenti e collaboratori della Casa editrice;
• il Comitato scientifico dell’Accademia della Crusca.

Che cosa si vince
• L’intera Divina Commedia recitata dai ragazzi verrà pubblicata da Loescher Editore in un cofanetto: di ogni Canto, si sceglierà la resa migliore. Il cofanetto sarà inviato gratuitamente a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dei 100 Canti pubblicati.
• I vincitori di ogni categoria (singoli; gruppi; classi; scuole) avranno la possibilità di devolvere a una ONG o ONLUS un premio in denaro del valore di 1.000,00 €.

Sito di riferimento: www.loescher.it/dante

domenica 20 maggio 2012

lettura del mese


Libro del mese di Ballarini Camilla
Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia

“La paura gli stava dentro come un cane arrabbiato: guaiva, ansava, sbavava, improvvisamente urlava nel suo sonno; e mordeva, dentro mordeva, nel fegato nel cuore”
La storia inizia con un autobus che stava per partire per Palermo: aspettavano solo un uomo che veniva da un'altra via ma ad un certo punto si sentì due spari e si vide l’uomo cadere a terra, ucciso. L’autista chiamò il maresciallo che cominciò a fare domande ai testimoni pur non raccogliendo informazioni. Il capitano Bellodi spiega ai due fratelli che ha ucciso Colasberna  potrebbe venire dalla concorrenza sugli appalti. Dopo qualche giorno di indagini il capitano chiamò un certo Parrinieddu, per avere delle informazioni sull’omicidio di Colasberna. All’inizio dell’interrogazione non voleva parlare, ma Bellodi lo convinse e Parrinieddu disse due nomi: Pizzuco e La Rosa. Da cinque giorni era scomparso Nicolosi che abitava nella via dove era stato ucciso Colasberna e quindi poteva avere visto l’assassino, e avrebbe potuto ucciderlo così non avrebbe potuto testimoniare. Il capitano interrogò la vedova di Nicolosi, la quale disse che il marito si era alzato alle sei per un cliente; ma si era dimenticato le sigarette e torna in casa dicendo di aver visto un uomo e faceva di nome Zicchinetta. Solo dopo il capitano scoprì che si chiamava Diego Marchica, che  aveva una decina di precedenti penali molto pesanti e  fu arrestato mentre giocava a carte e contemporaneamente nel paese vicino il confidente Parrinieddu fu trovato morto davanti a casa sua. Ma aveva mandato una lettera al capitano dove c’erano scritti  i colpevoli degli omicidi erano Pizzuco e Mariano Arena e furono arrestati anche loro. Dopo un giorno incominciarono a interrogarli.In verità il verbale era stato falsificato dalla polizia per tentare di far confessare Pizzuco ed incastrare quindi i due possibili assassini. Infatti Diego Marchica ha infamato il Pizzuco e la sua famiglia, ma ha anche detto che era stato il Pizzuco ad aver detto di uccidere il Colasberna. Poi fu reinterrogato il Pizzuco e non capiva per la confessione del Marchica ma durante l’interrogatorio arrivò una telefonata che disse che era stata trovata l’arma del delitto nel paese vicino dove poteva esserci anche il corpo di Nicolosi.il capitano dopo essere andato nel paese vicino fa iniziare le ricerche e viene trovato il cadavere di Nicolosi Il capitano Bellodi volle interrogare Arena che si concluse senza qualcosa di interessante; Mariano non aveva confessato.Intanto il capitano Bellodi prese un mese di vacanza e tornò in Emilia. Un giorno mentre camminava per Parma lesse  la lettera del brigadiere dalla Sicilia: diceva che Arena era stato assolto come se non fosse successo niente, mentre il Pizzuco era stato incriminato e poi il Marchica aveva un alibi dicevano che lui si trovava a fare il giardiniere lontano dal delitto da un dottore. Così il Colasberna e il Parrineddu non si sa chi l’hanno uccisi mentre il Nicolosi fu ucciso per un delitto passionale: da sua moglie e dal suo amante.Così per questa grande sconfitta Bellodi non riuscì più a tornare in Sicilia.

venerdì 18 maggio 2012

RELAZIONE LIBRO DEL MESE


L'ISOLA DEI MORTI

Ambientato nella laguna veneziana, L'isola dei morti è un racconto che si ispira al ritrovamento del relitto di una nave risalente al XIV secolo presso l'isola di San Marco in Boccalama., usata come luogo di sepoltura dei morti di peste del  1348. La fondazione inglese Foster, grazie ai versamenti del prodigo fondatore, si occupa di recuperi archeologici in mare ed è proprio la suddetta fondazione a finanziare lo studio del relitto. La conduzione del progetto viene affidata a Michael Liddel-Scott, il rappresentante della citata fondazione. Egli si avvale dell'aiuto di un gruppo di specialisti italiani: Lucio Masera il topografo del gruppo, in grado di seguire le antiche vie;Rocco Barrese,un filologo romanzo che insegna letteratura medievale a Ca’ Foscari;  Stefano Marras, uno dei sub che si è occupato del relitto insieme ad Alberto Fossa ed infine Agostino Fanti, il tecnico specializzato in informatica. Oltre al relitto della nave, il gruppo di specialisti trova una pergamena che potrebbe rinviare ad un messaggio in codice. Nell’isola vengono ritrovati  molti scheletri, segno che, un tempo, proprio l’antico approdo era luogo di sepoltura dei morti di peste del 1348. Tra questi ce n’è uno che nasconde un tesoro dal valore inestimabile: un antico codice che porterebbe al rinvenimento della prima stesura del capolavoro dello scrittore toscano Dante Alighieri. Questo enigma viene risolto da Masera il quale dopo una serie di complicazioni (la pergamena viene rubata da Liddel-Scott, ma il gruppo di specialisti riesce a registrare il momento in cui quest’ultimo legge le parole scritte sulla pergamena) e dopo che l’amico Barrese riuscì a decifrare le parole incise sulla nave, Lucio riesce a svelare l’enigma: un uomo si impossessa dell’autografo della Divina Commedia di Dante Alighieri, facendo eseguire una copia e successivamente spedendola al figlio del poeta Pietro, che curò il primo commento. L’uomo è probabilmente incaricato di trasportare sulla nave i morti di un’epidemia e fra quelli anche il cadavere in cui è nascosto il tesoro. Lo sbarca a terra e lo seppellisce, quindi torna a bordo. Qui si consuma l’ultimo dramma. I membri dell’equipaggio dipendenti del mandante, hanno praticato dei fori nella cinghia e hanno rinchiuso l’uomo nella stiva prima di andarsene. A quel punto la nave stava affondando e il poveretto fa quello che può per trasmettere ai posteri la verità. Scrive queste poche righe se un foglio di pergamena. Una volta arrivati a questa conclusione, dopo alcuni momenti in cui il dubbio e lo sgomento avvolsero le menti degli specialisti, giungono sul posto vicino al luogo in cui viene ritrovata la nave, e incominciano a scavare. Riescono a trovare un pezzetto di pergamena. Chissà se proprio quel minuscolo frammento rappresenta l’ultima reliquia dell’opera di Dante …                                    
Rispose alla fine Lucio “Potrebbe e appena saremo in grado di leggere queste lettere, tu potrai dire se abbiamo in mano un lembo di paradiso, o un pezzo d’inferno.”

mercoledì 16 maggio 2012

"L'isola dei morti"


La storia narra del ritrovamento di una galea veneziana, lunga una trentina di metri, risalente al quattordicesimo secolo, all’epoca della Serenissima Repubblica, affondata nelle acque non proprio limpide di San Marco in Boccalama, un’isola della laguna veneta usata come luogo di sepoltura dei morti di peste nel 1348 (scomparsa nel corso del XVI secolo). Le complesse operazioni di recupero della nave, finanziate dalla Fondazione Foster, una ricca struttura culturale di una grossa azienda di telecomunicazioni che ha sede a Londra, sono condotte da un gruppo di esperti che, dopo aver prosciugato l’acqua della laguna, scava nel fango e nella melma per far emergere la nave. Uno degli esperti, il topografo Lucio Masera, nell’osservare quel relitto, costruito con formidabile perfezione dai «proti», gli ingegneri navali veneziani dell’Arsenale, il più grande e segretissimo cantiere navale allora esistente, visitato da Dante Alighieri nella sua missione a Venezia nel 1321, ricorda alcuni versi dell’Inferno: “Quale ne l’arzana de’ Viniziani/ bolle l’inverno la tenace pece/ a rimpalmare i legni lor non sani”. Proprio Masera scopre un graffito inciso nel legno del paramezzale della nave, una mappa in cui è evidenziato un punto della laguna o dell’isola stessa che indica forse il luogo in cui si cela un mistero e, nel seguire la sua indagine, chiede aiuto a Rocco Barrese, il filologo romanzo, ad Alberto Fossa, a Stefano Marras e ad Agostino Fanti, un mago delle tecnologie avanzate. Sulla nave si trova anche qualcos’altro di leggibile, una pergamena il cui messaggio è in alcuni punti cancellato a causa della lunga immersione nell’acqua salata. Ma il presidente della Fondazione Foster, Sir Basil Foster ed un suo collega, Micheal Liddael-Scott, durante i lavori di scavo, la sottraggono illegalmente e la nascondono. Lucio Masera ed i suoi amici inseguono indizi vecchi di secoli che si intrecciano tra loro, per portare alla luce un tesoro universale, un patrimonio assoluto dell’umanità. 

"Le libere donne di Magliano"


Il libro è ambientato in un manicomio e il protagonista è un medico psichiatra. Non esiste una trama ma si tratta di una narrazione frammentaria, costituita dalla descrizione di singoli personaggi, donne per la maggior parte, della struttura: pazienti, infermiere, suore e contadine, che appartengono alla campagna che circonda il manicomio. Alcune di queste, come Lella sono assorbite dalla follia; "Con i matti che comunicano le loro leggi io con facilità mi accomodo, si cammina sullo stesso binario e se un improvviso spettatore dovesse subito giudicare chi dei due è il malato si troverebbe incerto; e tale mio esercizio, che dei giorni ripeto con frequenza, mi stanca e ritorno al mio andito con la nebbia di una vaga angoscia, quasi un convalescente, come se quei minuti che mi trasferivo nella mente del matto, abbandonando la mia, fosse come andare nell’inferno, vivere nei gironi, avere oltrepassato le fredde acque dell’Ade, e ritornassi alla vita con l’anima ancora ghiacciata dalla morte". Si tratta di una serie di episodi, che, quasi fosse un diario. Non è il medico che scrive, i singoli personaggi sono descritti con affetto, alcune volte con ironia, ma sempre sapendo che dalla pazzia non si esce. Uno dei temi principali è quello dell’erotismo, si nota come la solitudine sia spesso alla base di un percorso che porta alla pazzia. Importante è la figura di Lella, che sembrava essere uscita dalla malattia, ma poi basta che all’oggetto del suo desiderio sia interessata un’altra donna per riportarla verso una crisi depressiva e quindi di nuovo nella pazzia. La serenità del paesaggio toscano, quasi in contrasto con la violenza e il disordine del manicomio. "La pianura di Lucca sfavilla le messi dal prorompere della primavera fino all’autunno; riposa in una profonda ellissi circondata da monti che si stagliano limpidi in cielo”. Il dolore del protagonista, la cui angoscia è il risultato sia di se stesso sia della vita del manicomio: il legame tra la sua vita e le vicende dei matti sembra essere l’unico motivo per superare un'angoscia che sarebbe insopportabile “La mia vita è qui, nel manicomio di Lucca. Qui si snodano i miei sentimenti. Qui sincero mi manifesto. Qui vedo albe, tramonti, e il tempo scorre nella mia attenzione. Dentro una stanza del manicomio studio gli uomini e li amo. Qui attendo: gloria e morte. Di qui parto per le vacanze. Qui, fino a questo momento, sono tornato. E il mio desiderio è di fare di ogni grano di questo territorio un tranquillo, ordinato, universale parlare". Ma c’è una speranza, l’amore e tutto ciò permette allo scrittore di dire che c’è, forse, una via di uscita dalla pazzia e dall’angoscia esistenziale. 

lunedì 14 maggio 2012

Regole per le interrogazioni

Memorandum:
Forse a qualcuno è sfuggito un dettaglio:
le interrogazioni sono programmate se vengono estratti i candidati alla presenza dell'insegnante. 
Quando sono stati scelti gli interrogati  di domani? E per latino?
Deve essere resa  nota  all'insegnante  la terna...altrimenti la scelta è casuale. 
Le regole sono fissate  e vanno rispettate da tutti...

domenica 6 maggio 2012

libro del mese di.....Alesandra


NATI DUE VOLTE di Giuseppe Pontiggia

In questo romanzo, Giuseppe Pontiggia racconta la propria esperienza di padre di un figlio disabile dalla nascita. Sin dalle  prime pagine si respira il dramma che ogni giorno il ragazzo, con l’aiuto della famiglia, deve affrontare per sentirsi parte della società “Una signora ci guarda accigliata vicino ad un ombrellone giallo  […]. Anch’io la guardo, sono stanco delle persone che ci guardano.” (Pag. 3).
Il prof. Frigerio viene avvisato, mentre è a scuola, che la moglie è stata ricoverata in ospedale ed è in procinto di dare alla luce il loro figlio.
Il neonato nasce con l’aiuto del forcipe, dopo un estenuante travaglio: è cianotico, catatonico, il suo piede sinistro è scosso da un tremito, le manine si contraggono ritmicamente in spasmi epilettici “Chi mi aveva parlato di felicità della nascita?” (Pag.11). Le lesioni cerebrali hanno intaccato i centri motori e quelli del linguaggio,  Paolo tarderà a parlare, la sua andatura sarà imperfetta, la sua manualità difettosa. Forse sarà un bimbo intelligente.
Il medico ipotizza il futuro di Paolo, con parole gravi conferisce ai due genitori una grande responsabilità: “Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita. Questa almeno è la mia esperienza. Non so dirvi altro” (Pag. 18).
La prima fisiatra interpellata dà un quadro catastrofico  dell’evoluzione della malattia e dei risultati della fisioterapia “Quando vedo Paolo camminare, barcollando, davanti a me, rivedo lei che barcollava sul tappeto, nella stanza grigia, al tramonto, proiettando un’ombra dilatata sulla parete. Penso che è stata l’unica a darci del futuro l’immagine più vicina alla realtà. E forse per questo l’abbiamo rifiutata” (Pag. 23).
Il professor Frigerio  si rende conto di quanto sia difficile accettare coloro che ci appaiono “diversi”. Diventa così testimone di episodi di intolleranza, a scuola, per strada, in famiglia.  Si ritrova a dover difendere un’alunna con difficoltà a modulare la voce da coloro  che la considerano immatura e senza rispetto per lo studio.
Deve riprendere Alfredo, il primogenito, di tre anni maggiore, che rifiuta Paolo e lo deride per ragioni spesso incomprensibili dettate dalla paura, dalla  gelosia, dall’avversione per la sua malattia.
Si accorge per la prima volta  della menomazione del responsabile della scuola elementare quando iscrive Paolo alla prima classe. Il dirigente si dimostra disponibile, condivide il problema, gli promette il meglio per il bambino “Se c’è qualcuno che può capire i problemi dell’handicap, questo sono io.” “Qui tuo figlio avrà tutta l’assistenza di cui ha bisogno. L’insegnante giusta, la classe giusta, il pianterreno. (Pag. 43). In cambio di tanta gentilezza, il direttore chiede a Frigerio una recensione ad una raccolta di poesie che intende pubblicare.
Grazie all'amore e alla pazienza della madre e agli insegnamenti del padre, all'aiuto della psicologa, della maestra  e di alcuni medici, Paolo compie notevoli progressi. Acquista l’indipendenza, va a scuola in go-kart, da solo,  ottiene il rispetto e l’amore delle persone che incontra e con le quali convive ogni giorno. Si iscrive alle superiori, ha difficoltà nel parlare ma riesce a sintetizzare il proprio pensiero. Non si  scoraggia di fronte  alle difficoltà quotidiane, conquista un ruolo, ha il coraggio di esporsi  senza mai negare la propria diversità.
Così, come aveva predetto il medico dell’ospedale,  Paolo nasce due volte:  la prima nascita lo ha reso disabile, la seconda gli ha permesso di diventare una persona forte ed autonoma. Il bambino debole e malato, destinato ad un futuro doloroso e in solitudine, diventa un adulto con una vita sociale appagante e serena “Vedi non è che non credevo in te. Io speravo che tu ce la facessi, ma non volevo illudermi. Sapevo che se mi fossi illuso, sarei diventato insofferente a ogni tuo sbaglio. Perciò, contro il mio presentimento, preferivo disperare.” (Pag. 105).

Le vicende di Paolo non sono raccontate con continuità, ma sono descritti alcuni episodi della vita che sottolineano la sua lotta per essere “normale”.  Quella di Paolo e della sua famiglia è la storia di tutti coloro che  affrontano le difficoltà dell’esistenza con coraggio e determinazione, che non si lasciano sopraffare dalle loro disabilità, dal rifiuto e dall’insofferenza degli altri.
Attraverso l'esperienza dell'handicap, l'autore delinea, in modo attento e crudo, il mondo della medicina, della scuola, dei  rapporti familiari che la presenza di una grave difficoltà può rendere critici o più intensi.
In ogni riga del romanzo traspare la dedizione, l’amore e la rabbia di questo padre e questa madre che si ritrovano con un bambino completamente dipendente, destinato ad un futuro incerto. Due genitori che minimizzano i progressi del figlio per non illudersi ma, allo stesso tempo, danno importanza ad ogni miglioramento per trovare la forza di continuare.
E’ una vicenda  che  fa riflettere, che spinge il lettore  ad interrogarsi sui propri atteggiamenti e sulle proprie esitazioni nei confronti di coloro che sono “diversi”.
Risulta difficile esprimere un parere positivo su un romanzo così triste, soprattutto se si sa, sin dall’inizio, che si tratta di una storia vera.