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martedì 5 giugno 2012

LIBRO DEL MESE (RELAZIONE)


Le libere donne di Magliano è il diario di uno psichiatra che racconta l’esperienza vissuta in prima persona all’interno di un manicomio di donne a Lucca. Non esiste una trama ma si tratta di una narrazione frammentaria, costituita dalla descrizione di singoli personaggi, donne per lo più, della struttura. Non c'è una vero inizio del romanzo, come non c'e un’autentica fine: c'è soltanto una rimozione di coscienza e memoria. I paragrafi sembrano avere una loro vita abbastanza indipendente che esprime bene la fuga d’idee e i deliri dei malati. Tobino racconta con lucidità e partecipazione storie di donne malate e squinternate: di queste traccia abbozzi di vita descrivendo una serie di ritratti di personaggi reclusi e profondamente tristi, senza storia, che il lettore, una volta incontrati, non dimenticherà; sono ritratti rapidi e intensi, attori del loro delirio presente che hanno una vita indipendente.. La particolarità di questo libro e dello scrittore stesso, sta nel fatto che Tobino descrive ogni singolo personaggio con affetto, dolcezza, meraviglia talvolta anche con ironia ma con una forte comprensione e compartecipazione dei sentimenti e delle sensazione che provano queste donne, sempre consapevoli che dalla pazzia non si esce. Sono donne che hanno trovato nella follia un modo per evadere e ribellarsi dalle costrizioni, dalla mancanza di spontaneità e di verità del mondo esterno. Troviamo così le due sorelle convinte di essere spiate, perseguitate da partigiani e altri nemici, la Gabi che in gioventù soffrì la morte dell’uomo amato e dovette così vendersi in un bordello e poi c’è la Lella la cui follia nasce quando da bambina vede qualcosa che non avrebbe mai dovuto vedere: fu testimone improvvisa di un atto bestiale di sua madre che fino a quel momento era la immacolata mamma, e così dentro di lei da quel momento si scatenò un tumulto, da cui iniziò la sua pazzia. Ma Tobino descrive anche altri mondi oltre a quello dei malati, come ad esempio quella delle infermiere che per una vecchia disposizione di legge non potevano sposarsi, perché si pensava che con una famiglia le infermiere non avrebbero potuto occuparsi delle malate con la stessa attenzione. Ma con il fascismo venne abolita questa legge e così le infermiere, con uno stipendio fisso al manicomio, cominciarono ad essere corteggiate dai contadini, che erano più poveri. Sono donne raccontate nella loro difficoltà di vivere, nella loro straordinaria forza da uno sguardo che è di medico ma anche di scrittore molto carico di pietà, di comprensione e di una sorta di ammirazione e di rispetto perché Tobino non giudica la pazzia delle donne, si limita semplicemente a raccontare con animo umile e cercare di penetrare e capire la vita e la condizione di queste persone, al moto degli animi, al movimento dei pensieri partecipando e immedesimandosi così nella condizione in cui si trovavano queste donne. Le quali vengono definite da lui stesso libere, in quanto sono svincolate nell’ esprimere qualsiasi tipo di sentimento e di emozione che possono provare. Sono donne libere nell’animo, ma solo apparentemente in quanto chiuse chissà, forse per l’eternità, in un luogo in realtà opprimente.

1 commento:

  1. recensione,scheda di lettura o relazione?puoi precisare meglio il tipo di testo che hai prodotto. prova a rileggere il testo:ci sono alcuni errori nella punteggiatura...

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