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giovedì 26 aprile 2012

libro del mese di ... Federica



Recensione sul libro “Spingendo la notte più in là” di Mario Calabresi
“I terroristi in carcere sono ormai assai pochi, la gran parte è uscita, basti pensare ai delitti più importanti  e fare l’appello. È diffusa la sensazione che abbiano goduto dei benefici  di legge e siano usciti senza dare fino in fondo un contributo alla verità. Lo Stato avrebbe dovuto scambiare la libertà anticipata con un  netto impegno alla chiarezza e alla definizione delle responsabilità”.
Mario Calabresi, ci racconta attraverso poche pagine la sua fiducia nello Stato italiano che non si è mai dispersa, anche se gli stessi assassini di suo padre e di molte altre vittime sono tutt’ora in libertà e conducono una vita fatta di trasmissioni televisive e di notorietà. Suo padre per qualche anno è stato accusato di aver contribuito all’omicidio di Pinelli, un membro di Lotta continua. L’omicidio poi si è rivelato un suicidio ma comunque dopo pochi mesi, alcuni esponenti del movimento estremista di sinistra uccidono Luigi Calabresi. La morte di Luigi Calabresi ha portato via con sé un pezzo di vita della sua famiglia. La moglie, Gemma, e i tre piccoli figli del commissario Calabresi. Nonostante tutto il dolore, Gemma ha saputo dare un’educazione civile, e rispettosa  ai suoi figli e soprattutto non ha lasciato intravedere nessun tipo di rancore. Sono rimasta stupita di alcuni aneddoti trascritti nel libro; Mario ci racconta, quando lui i suoi due fratelli  e sua madre sono andati al cinema a vedere il cartone animato della Disney, Bambi. Ci racconta di come si sono vergognati perché si sono ritrovati a piangere di dolore in un sala cinematografica. C’è un capitolo che mi ha colpito molto che secondo me spiega alla perfezione l’intento di Mario di scrivere questo libro. Il naufragio- “mentre tutto si sfascia trionfa la retorica, la forma, ci sono i funerali imponenti, le autorità in divisa, i corazzieri del Quirinale, il ministro dell’Interno in visita a casa e l’indignazione della politica che lancia moniti e promesse. Dopo un attimo restano poche cose, minime. Immagino una persona intenta a setacciare la spiaggia in cerca di oggetti personali dopo una tempesta, un uragano, china a riconoscere cosa ancora gli appartiene. Resta una realtà fatta di una ricostruzione lentissima, di un recupero faticoso di memorie, un percorso che per molti si trasforma in una sofferenza senza fine, tanto da spingere alla fuga o alla rimozione.” Inoltre Mario  non racconta solo la sua storia, il suo dolore ma il dolore comune di vittime come lui che hanno perso i  propri cari, come la figlia di Antonino Custra.
 

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