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lunedì 30 gennaio 2012

Mostellaria

La commedia si apre con il dialogo di due servi: Grumione, servo proveniente dalla campagna e Tranione, servo proveniente dalla città. La discussione tra i due servi aiuta a capire quale sarà la trama. Il padrone di questi due servi è partito e ha lasciato il figlio, Filolachete, solo ad Atene il quale ha sperperato tutto il patrimonio del padre e inoltre si è fatto prestare denaro da un usuraio per poter liberare Filamazia, una flautista. Assistiamo dopo il dialogo tra i due servi a quello tra Scafa e Filemazia mentre quest’ultima si sta preparando per il banchetto che si terrà da Filolachete. Scafa mette in guardia l’ingenua Filemazia la quale si è innamorata del bel Filolachete per questo, Scafa, è odiata dal figlio del padrone. Al banchetto si recano anche Callidamate e la sua prostituta Delfia. Giunge ai banchettanti la notizia del ritorno del padrone, Teopropide. Cosi per sfuggire alla collera del vecchio padrone entra in azione lo schiavo Tranione che ha sempre portato Filolachete sulla cattiva strada inducendolo a fare feste, banchetti e a sperperare in tutti i modi possibili il denaro del padrone. Così lo schiavo ferma Teopropide prima che potesse entrare nella sua abitazione. Tranione inventa che la dimora è infestata da un fantasma, il padrone crede alle parole del servo e si allontana. Tranione nella piazza della città incontra l’usuraio che ha prestato denaro a Filolachete, Misargiride nello stesso momento arriva anche Teopropide che scopre il prestito che è stato fatto al figlio ma il servo riesce a divincolarsi e spiega al padrone che Misagiride ha prestato soldi a Filolachete per comprare una nuova casa dal momento che quella vecchia non era più accessibile. Teopropide crede di nuovo alle parole del suo servo. Con una lunga serie di bugie Tranione fa incontrare il padrone con Simone proprietario della casa di fianco a quella dei banchettanti per far cascare ancora meglio nel tranello il povero Teopropide. Quest’ultimo incontra i due schiavi di Callidamate: Fanisco e Pinacio. È Fanisco che svela la verità e cosi fa scoprire tutte le menzogne dette fino a quel momento dello schiavo. Cosi Teopropide e Tranione iniziano a discutere in modo focoso, fortunatamente arriva Callidamate che quieta gli animi. Figlio e servo verranno perdonati da Teopropide. Plauto, lo scrittore di questa commedia, nasce nel 184 a.C e muore tra il 250 e 255 a.C. A lui sono attribuite 21 opere dallo storico Varrone. Una di queste è appunto “Mostellaria”. L’intreccio delle commedie di Plauto si basa sulla conquista di un bene conteso tra due o più persone. Di solito sono un vecchio e un giovane e ch vincerà sarà sempre il giovane quasi sempre con l’aiuto di un servo. Si tratta della commedia del servo nella quale questo personaggio cerca in tutti i modi di averla vinta commettendo a volte azioni illecite. Il servo astuto è quasi sempre affiancato dalla fortuna che a volte è di aiuto a volte no. Il servo è una della figure più importanti anche perché il personaggio che gioca di più con le parole e quindi è come se fosse lo stesso Plauto che parla tramite il servo. Oltre a questo tipo di commedia conosciamo anche la commedia del riconoscimento in cui un’identità viene spesso perduta o oscurata. Alla fine però viene rivelata a tutti anche se succede che il problema dell’identità salti fuori solo nel finale. Un figlio che trama contro l’autorità paterna e il padre che usa il suo potere familiare ed economico per fini immorale sono conflitti di cui Plauto tratta entro il piano comico dell’intreccio non come Terenzio il quale esamina questi conflitti con un tono di critica. L’autore nelle sue commedie fa prevalere la paratassi sull’ipotassi, usa grecismi e arcaismi inoltre fa anche utilizzo di stilemi affettivi. Ogni sua commedia punto sul ritmo, sulla vivacità, fantasia e soprattutto sulla comicità.

1 commento:

  1. MOSTELLARIA

    La Mostellaria è una delle 21 commedie raccolte da Varrone nel "De comoediis plautinis". La Mostellaria o "commedia del fantasma" si basa sul classico schema dei personaggi della commedia plautina: abbiamo infatti un adulescens (Filolachete), una cortigiana (Filemazio), il servo astuto (Tranione) e il padre dell'adulescens (Teopropide), che è l'antagonista. In questa commedia il servo è al centro della scena; inizialmente medita sugli inganni, poi agisce e infine trionfa. Ovviamente il servo ha bisogno di un alleato, la Fortuna che a volte funge da antagonista.
    La commedia si divide in 5 atti.
    Nel primo atto abbiamo una discussione fra Tranione e Callimade,servo onesto e fedele al suo padrone. Calimade rimprovera Tranione di aver mandato tutto in rovina, infatti in seguito alla partenza di Teopropide aveva portato sulla brutta strada quello che ,fino a tre anni prima, era il classico "ragazzo modello"; dopo la sua partenza aveva incominciato a fare festini e a sperperare il patrimonio del vecchio padre. Filolachete aveva anche pagato 20 mine per liberare una flautista di cui si era innamorato, Filemazio. Questa più che una scena è una sorta di prologo che riassume tutto ciò che è accaduto prima. Nella seconda scena abbiamo un dialogo fra Filemazio e Scafa (cameriera di Filemazio); la giovane si sta preparando per andare ad uno dei soliti banchettti allestiti dall'amante. La commedia continua con il secondo atto: qui vediamo Tranione che, dopo aver visto Teopropide al porto di ritorno dall'Egitto, accorre al banchetto in atto e dice ciò che ha visto a Filolachete, Filemazio, Callimade,il migliore amico del giovane, e l'amante Delfia.
    Tranione,quando il padrone ritorna alla sua vecchia casa, non lo lascia entrare facendogli credere che era infestata dal fantasma di un uomo che era stato precedentemente ucciso dal vecchio proprietario; gli dice infatti che la casa era stata abbandonata 7 mesi prima. Inizia da qui il terzo atto dove vediamo Tranione e Teopropide che incontrano nel Foro l'usuraio, con il quale Filolachete aveva un debito di ben 40 mine; il servo, per spiegare al padrone come mai avessero un così grande debito, si inventa che il figlio aveva comprato una casa: quella del vicino Simone. Teopropide, orgoglioso, chiede a questo punto di poterla vedere. Il servo inganna perciò Simone dicendogli che Teopropide voleva visitare la sua casa dato che ne avrebbe costruito un' altra ispirata alla sua. Ovviamente i due vengono accolti. Inizia ora il quarto atto: qui Teopropide scopre l'inganno in cui era cascato; infatti, dopo che Tranione si era allontanato, aveva incontrato i due schiavi di Callimade, Fanisco e Pinacio, che stavano andando a casa di Filolachete per prendere Callimade dopo uno dei soliti banchetti, questi gli raccontano tutto; a questo punto torna da Simone al quale chiede se c'era un affare in atto fra lui e il figlio. Nega. Capisce allora l'inganno tesogli da Tranione e decide perciò di di vendicarsi del figlio e del servo.
    Nell'ultimo atto troviamo Tranione che era ormai stato scoperto da Teopropide; inizialmente quest'ultimo vuole che il servo finisca sulla forca ma poi, grazie alla persuasione di Callimade, perdona il figlio e non fa uccidere il servo.

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