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giovedì 15 dicembre 2011

leggere per scrivere-recensioni

Federica Tessari
3 C Liceo Scientifico B. Cairoli
Recensione sul libro “1984” di George Orwell

“Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell'intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell'intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere.” Nell’anno 1984, la Terra è suddivisa in tre grandi potenze totalitarie perennemente in guerra tra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia che sfruttano la guerra per mantenere il controllo totale sulla società. In Oceania, la cui capitale è Londra, la società è amministrata secondo i principi del Socing (il Socialismo Inglese) e governata da un’ onnipotente partito unico con a capo il Grande Fratello, un personaggio che nessuno ha mai visto e che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini. I suoi occhi sono le telecamere che spiano la vita di qualunque cittadino e il suo braccio la Psicopolizia che interviene in ogni situazione sospetta. Ovunque vi sono grandi manifesti che ritraggono il Grande Fratello e gli slogan del partito: “La guerra è pace”, “La libertà è schiavitù” e “L’ignoranza è forza”. Il protagonista del romanzo, Winston Smith, è un membro del Partito, incaricato di aggiornare i libri e gli articoli di giornale in modo da rendere riscontrabili e veritiere le previsioni fatte dal Partito, contribuendo così a far credere nella potenza eterna del Partito. Apparentemente sembra che il protagonista sottostia alle regole del Partito e le condivida, ma alla fine non è proprio cosi. Accanto a lui agiscono altri due personaggi: Julia, della quale Winston è innamorato, e O’Brien, un importante funzionario che il protagonista crede amico. Nonostante il partito imponga la castità, Winston e Julia diventano amanti e decidono di collaborare con un’organizzazione clandestina di resistenza chiamata Confraternita. Ma una volta confidatisi con O’Brien si scopre che è un membro della Psicopolizia, governata dal Minamor (il Ministero dell’Amore), la cui funzione è torturare i dissidenti. Lo scopo di O’Brien è insegnare a Winston la tecnica del Bipensiero attraverso tre fasi: apprendimento, comprensione, accettazione. La prima fase consiste nell’infliggere un dolore di intensità sempre crescente al condannato in modo che egli accetti una realtà che non è tale. Winston riesce a resistere alla prima fase e, nella seconda, egli capisce di essere “l’ultimo uomo in Europa” (il primo titolo che Orwell aveva pensato di dare al libro), vale a dire l’ultimo guardiano dello spirito umano, e di avere l’aspetto, anche dopo le innumerevoli torture subite, di uno scheletro; ma è felice perché è conscio di non aver tradito Julia. Nella terza fase, Winston, che non rinuncia a qualche suo pensiero ortodosso, viene portato nella Stanza 101. In questa stanza non è contenuto uno strumento di tortura preciso, ma consiste nella materializzazione del peggior incubo di ogni persona. Per il protagonista è destinata una maschera con dentro due topi (la sua fobia peggiore) che O’Brien sta per mettergli sul volto. E viene definitivamente sconfitto quando, per fermare O’Brien, urla «Fatelo a Julia!», perdendo il suo ultimo sentimento umano. Winston apprende dunque da O’Brien i principi fondamentali del sistema sul quale si fonda lo stato e scopre che non è sufficiente confessare e obbedire alle regole, ma che il Grande Fratello vuole possedere anche l’anima e il pensiero dei suoi sudditi. Anche la stessa Confraternita è stata creata ad arte dalla Psicopolizia come esca per individuare potenziali dissidenti. Alla fine, Winston viene costretto a cedere: rinuncia all’amore per Julia e al libero pensiero, sottomettendosi e amando completamente il Grande Fratello, pronto a consegnarsi nelle mani di esso convinto della propria colpevolezza. “Ma ogni cosa era a posto, ora, tutto era definitivamente sistemato, la lotta era finita. Egli era uscito vincitore su se medesimo. Amava il Grande Fratello.”
Il libro è scritto in un modo molto chiaro e determinato senza artifici retorici o metafore, quasi scolastico e in alcuni passi l’autore, secondo il mio parere, si sofferma troppo su certe spiegazioni meccaniche finalizzate al solo scopo di informare il lettore ma senza poi un riscontro nella storia. Per quanto riguarda la storia, l’ho trovata molto interessante basata su una precisa morale che il lettore ne trae alla fine del libro.

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