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mercoledì 16 maggio 2012

"Le libere donne di Magliano"


Il libro è ambientato in un manicomio e il protagonista è un medico psichiatra. Non esiste una trama ma si tratta di una narrazione frammentaria, costituita dalla descrizione di singoli personaggi, donne per la maggior parte, della struttura: pazienti, infermiere, suore e contadine, che appartengono alla campagna che circonda il manicomio. Alcune di queste, come Lella sono assorbite dalla follia; "Con i matti che comunicano le loro leggi io con facilità mi accomodo, si cammina sullo stesso binario e se un improvviso spettatore dovesse subito giudicare chi dei due è il malato si troverebbe incerto; e tale mio esercizio, che dei giorni ripeto con frequenza, mi stanca e ritorno al mio andito con la nebbia di una vaga angoscia, quasi un convalescente, come se quei minuti che mi trasferivo nella mente del matto, abbandonando la mia, fosse come andare nell’inferno, vivere nei gironi, avere oltrepassato le fredde acque dell’Ade, e ritornassi alla vita con l’anima ancora ghiacciata dalla morte". Si tratta di una serie di episodi, che, quasi fosse un diario. Non è il medico che scrive, i singoli personaggi sono descritti con affetto, alcune volte con ironia, ma sempre sapendo che dalla pazzia non si esce. Uno dei temi principali è quello dell’erotismo, si nota come la solitudine sia spesso alla base di un percorso che porta alla pazzia. Importante è la figura di Lella, che sembrava essere uscita dalla malattia, ma poi basta che all’oggetto del suo desiderio sia interessata un’altra donna per riportarla verso una crisi depressiva e quindi di nuovo nella pazzia. La serenità del paesaggio toscano, quasi in contrasto con la violenza e il disordine del manicomio. "La pianura di Lucca sfavilla le messi dal prorompere della primavera fino all’autunno; riposa in una profonda ellissi circondata da monti che si stagliano limpidi in cielo”. Il dolore del protagonista, la cui angoscia è il risultato sia di se stesso sia della vita del manicomio: il legame tra la sua vita e le vicende dei matti sembra essere l’unico motivo per superare un'angoscia che sarebbe insopportabile “La mia vita è qui, nel manicomio di Lucca. Qui si snodano i miei sentimenti. Qui sincero mi manifesto. Qui vedo albe, tramonti, e il tempo scorre nella mia attenzione. Dentro una stanza del manicomio studio gli uomini e li amo. Qui attendo: gloria e morte. Di qui parto per le vacanze. Qui, fino a questo momento, sono tornato. E il mio desiderio è di fare di ogni grano di questo territorio un tranquillo, ordinato, universale parlare". Ma c’è una speranza, l’amore e tutto ciò permette allo scrittore di dire che c’è, forse, una via di uscita dalla pazzia e dall’angoscia esistenziale. 

2 commenti:

  1. Credo che il compito di lettura sia stato svolto in modo attento,forse nella proposta di recensione varrebbe la pena di modificare la punteggiatura:i periodi brevi vanno bene,l'accumulo di frasi nominali rendo un po' "sospeso" il discorso

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