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domenica 6 maggio 2012

libro del mese di.....Alesandra


NATI DUE VOLTE di Giuseppe Pontiggia

In questo romanzo, Giuseppe Pontiggia racconta la propria esperienza di padre di un figlio disabile dalla nascita. Sin dalle  prime pagine si respira il dramma che ogni giorno il ragazzo, con l’aiuto della famiglia, deve affrontare per sentirsi parte della società “Una signora ci guarda accigliata vicino ad un ombrellone giallo  […]. Anch’io la guardo, sono stanco delle persone che ci guardano.” (Pag. 3).
Il prof. Frigerio viene avvisato, mentre è a scuola, che la moglie è stata ricoverata in ospedale ed è in procinto di dare alla luce il loro figlio.
Il neonato nasce con l’aiuto del forcipe, dopo un estenuante travaglio: è cianotico, catatonico, il suo piede sinistro è scosso da un tremito, le manine si contraggono ritmicamente in spasmi epilettici “Chi mi aveva parlato di felicità della nascita?” (Pag.11). Le lesioni cerebrali hanno intaccato i centri motori e quelli del linguaggio,  Paolo tarderà a parlare, la sua andatura sarà imperfetta, la sua manualità difettosa. Forse sarà un bimbo intelligente.
Il medico ipotizza il futuro di Paolo, con parole gravi conferisce ai due genitori una grande responsabilità: “Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita. Questa almeno è la mia esperienza. Non so dirvi altro” (Pag. 18).
La prima fisiatra interpellata dà un quadro catastrofico  dell’evoluzione della malattia e dei risultati della fisioterapia “Quando vedo Paolo camminare, barcollando, davanti a me, rivedo lei che barcollava sul tappeto, nella stanza grigia, al tramonto, proiettando un’ombra dilatata sulla parete. Penso che è stata l’unica a darci del futuro l’immagine più vicina alla realtà. E forse per questo l’abbiamo rifiutata” (Pag. 23).
Il professor Frigerio  si rende conto di quanto sia difficile accettare coloro che ci appaiono “diversi”. Diventa così testimone di episodi di intolleranza, a scuola, per strada, in famiglia.  Si ritrova a dover difendere un’alunna con difficoltà a modulare la voce da coloro  che la considerano immatura e senza rispetto per lo studio.
Deve riprendere Alfredo, il primogenito, di tre anni maggiore, che rifiuta Paolo e lo deride per ragioni spesso incomprensibili dettate dalla paura, dalla  gelosia, dall’avversione per la sua malattia.
Si accorge per la prima volta  della menomazione del responsabile della scuola elementare quando iscrive Paolo alla prima classe. Il dirigente si dimostra disponibile, condivide il problema, gli promette il meglio per il bambino “Se c’è qualcuno che può capire i problemi dell’handicap, questo sono io.” “Qui tuo figlio avrà tutta l’assistenza di cui ha bisogno. L’insegnante giusta, la classe giusta, il pianterreno. (Pag. 43). In cambio di tanta gentilezza, il direttore chiede a Frigerio una recensione ad una raccolta di poesie che intende pubblicare.
Grazie all'amore e alla pazienza della madre e agli insegnamenti del padre, all'aiuto della psicologa, della maestra  e di alcuni medici, Paolo compie notevoli progressi. Acquista l’indipendenza, va a scuola in go-kart, da solo,  ottiene il rispetto e l’amore delle persone che incontra e con le quali convive ogni giorno. Si iscrive alle superiori, ha difficoltà nel parlare ma riesce a sintetizzare il proprio pensiero. Non si  scoraggia di fronte  alle difficoltà quotidiane, conquista un ruolo, ha il coraggio di esporsi  senza mai negare la propria diversità.
Così, come aveva predetto il medico dell’ospedale,  Paolo nasce due volte:  la prima nascita lo ha reso disabile, la seconda gli ha permesso di diventare una persona forte ed autonoma. Il bambino debole e malato, destinato ad un futuro doloroso e in solitudine, diventa un adulto con una vita sociale appagante e serena “Vedi non è che non credevo in te. Io speravo che tu ce la facessi, ma non volevo illudermi. Sapevo che se mi fossi illuso, sarei diventato insofferente a ogni tuo sbaglio. Perciò, contro il mio presentimento, preferivo disperare.” (Pag. 105).

Le vicende di Paolo non sono raccontate con continuità, ma sono descritti alcuni episodi della vita che sottolineano la sua lotta per essere “normale”.  Quella di Paolo e della sua famiglia è la storia di tutti coloro che  affrontano le difficoltà dell’esistenza con coraggio e determinazione, che non si lasciano sopraffare dalle loro disabilità, dal rifiuto e dall’insofferenza degli altri.
Attraverso l'esperienza dell'handicap, l'autore delinea, in modo attento e crudo, il mondo della medicina, della scuola, dei  rapporti familiari che la presenza di una grave difficoltà può rendere critici o più intensi.
In ogni riga del romanzo traspare la dedizione, l’amore e la rabbia di questo padre e questa madre che si ritrovano con un bambino completamente dipendente, destinato ad un futuro incerto. Due genitori che minimizzano i progressi del figlio per non illudersi ma, allo stesso tempo, danno importanza ad ogni miglioramento per trovare la forza di continuare.
E’ una vicenda  che  fa riflettere, che spinge il lettore  ad interrogarsi sui propri atteggiamenti e sulle proprie esitazioni nei confronti di coloro che sono “diversi”.
Risulta difficile esprimere un parere positivo su un romanzo così triste, soprattutto se si sa, sin dall’inizio, che si tratta di una storia vera.



1 commento:

  1. errata corrige:il libro del mese è di Alessandra,la fretta è sempre cattiva consigliera...

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