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giovedì 23 febbraio 2012

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Data di consegna 23.02.2012
Relazione "Il giorno della civetta"
Simone Restelli
Autore: Leonardo Sciascia
Titolo:"Il giorno della civetta"
Trama: Nella Sicilia degli anni 56/60 nel paese (di cui si sa
solo l'iniziale) S. L'imprenditore Salvatore Colasberna
dell'impresa "Santa Fara" viene ucciso mentre sta per salire su un
autobus.
Tutti i passeggeri e il venditore di pannelle, quindi i testimoni
principali dell'accaduto, sono spariti e rimangono solo l'autista
e il bigliettaio che affermano di non aver riconosciuto il corpo.
Nel frattempo viene ritrovato il venditore di pannelle che, sul
momento, dice di non aver sentito alcuno sparo mentre poi,
sottoposto a interrogatorio, ricorda di aver sentito due colpi di
pistola partiti da un sacco di carbone vicino alla chiesa
all'incrocio di piazza Garibaldi e via Cavour.
Il caso viene affidato al capitano Bellodi di origine emiliana(di
parma), ex partigiano diventato comandante della compagnia di C.
anche se era avviato alla carriera di avvocato che ritiene
l'omicidio un omicidio mafioso e si appresta alle indagini.
Mentre il capitano Bellodi è alle prese con le indagini in Sicilia
a Roma un politico chiede ad un'onorevole dello stesso partito di
far trasferire il capitano Bellodi per i problemi che sta creando
nel classificare mafioso questo omicidio.
Le indagini procedono nel frattempo e Bellodì riesce a sapere il
nome di Rosario Pizzuco da un informatore di nome Calogero Dibella
il quale poi in una "lettera" scritta prima di morire rivela i
nomi di Marchica, Pizzuco e Don Marino Arena, il presunto padrino.
Marchica era già stato in precedenza interrogato dallo stesso
Bellodi perchè riconosciuto anche dalla moglie di Paolo
Nicolosi ,paesano scomparso la mattina dello stesso omicidio
probabilmente perchè testimone degli spari.
I tre vengono interrogati da Bellodi e i giornali fanno clamore
pubblicando la foto di Arena insieme a delle persone molto potenti
a indice del fatto che Arena è amico di persone molto influenti
ciò porta ad un dibattito in parlamento con la presenza di due
mafiosi anonimi.
Bellodi, rimasto a Parma dopo una licenza di un mese, viene a
conoscenza del fatto che i tre sono stati scagionati da persone
molto in alto e cioè a opera di politici che vogliono mantenere la
loro reputazione.

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