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mercoledì 15 febbraio 2012

A scuola di legalità

A scuola di legalità: Anna Canepa incontra i giovani del Liceo Cairoli


Venerdì 20 Gennaio, Anna Canepa, sostituto procuratore alla Direzione nazionale antimafia, che si occupa di analisi e coordinamento su Lombardia e Liguria, ha incontrato gli studenti delle classi terze e quarte del Liceo Cairoli presso il cinema teatro Odeon di Vigevano per parlare delle crescenti infiltrazioni criminali nelle regioni italiane.
“Le mafie non esistono solo al Sud, ovviamente sono più concentrate in quei territori, ma esistono anche al Nord, in Liguria, la mia amata regione” dice Anna Canepa.
Spiega che esiste un sistema culturale che continua a relegare la criminalità organizzata al Sud, rendendo, così, estremamente difficile, in territori lontani dalle regioni italiane a tradizionale concentrazione mafiosa, fare attività e informazione antimafia: attività e informazione che, però, sono quanto mai necessarie per acquisire maggiore consapevolezza della realtà che ci sta intorno.
Racconta poi della sua città natale, Sanremo, delle bellezze liguri e poi inizia a parlarci della sua vicenda personale.
Ci narra del suo percorso di studio, delle difficoltà, delle rinunce, dei sacrifici che le hanno permesso di diventare magistrato nel 1987.
Effettua il tirocinio a Caltagirone, una ridente località siciliana; spiega le paure, i timori, le ansie provate in questa città, quando magistrato ancora inesperto, uno dei “giudici ragazzini”, (come li definì l’allora Capo dello Stato, Francesco Cossiga) è stata inviata in un territorio in cui la giustizia era ed è fortemente minacciata dalle cosche mafiose.
Poco dopo si trova immersa nella storia di Gela, una città con un mare meraviglioso, con un interessante sito archeologico ma devastata dal punto di vista ambientale e sociale: esiste una raffineria che causa numerosi problemi ecologici, è oppressa dalla presenza mafiosa; Gela, spiega Anna Canepa, ha bisogno di vedere la giustizia quotidiana, di sentire la presenza di funzionari attenti e partecipi alle esigenze dei cittadini, per non cadere nel racket mafioso.
In Sicilia, dopo aver intrapreso un processo di accusa contro 100 mafiosi, viene messa a repentaglio la sua vita con un’autobomba che sarebbe dovuta esplodere sulla strada Gela-Catania.
Negli Anni Novanta il magistrato ritorna nell’Italia del Nord dove affronta il duro compito di dimostrare che, anche nel settentrione, esiste la criminalità organizzata che avvelena il tessuto sociale ed economico.
Nel 2009 torna volontariamente per dieci mesi in Sicilia, alla procura di Gela per coprire uffici giudiziari lasciati scoperti.
E oggi, la nomina alla Procura nazionale antimafia, culmine di un’esperienza ventennale e nuovo banco di prova in un’Italia sempre sorda agli allarmi, anche davanti alle indagini più eclatanti.
La Canepa ha concluso presentando la diffusione delle mafie nel mondo, le loro caratteristiche e ha spiegato che ogni cittadino deve essere consapevole degli avvenimenti del luogo in cui vive e, se vede delle ingiustizie, denunciarle.
Ha sottolineato che ci vuole molto impegno da parte di tutti, è però necessaria una seria volontà politica quindi strumenti, mezzi, leggi adeguate. Spesso i governi negano il problema, non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo, cosicché la mafia si infiltra in ogni struttura.

La battaglia alla mafia, a mio parere, è ancora lunga e va combattuta non solo a livello politico ma anche tentando di debellare la mentalità mafiosa che ci può essere in ciascuno di noi, quella mentalità che si basa sulla prepotenza, sulla sopraffazione, sull’omertà.



da Alessandra

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