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mercoledì 9 novembre 2011

club dei lettori

“Come Dio comanda” di Niccolò Ammaniti

Relazione

“Svegliati! Svegliati, cazzo!» Cristiano Zena aprì la bocca e si aggrappò al materasso come se sotto ai piedi gli si fosse spalancata una voragine. Una mano gli strinse la gola. «Svegliati! Lo sai che devi dormire con un occhio solo. È nel sonno che t'inculano” (pag. 7).

Cristiano è un adolescente che trova nell’instabile figura paterna il punto di riferimento a cui aggrapparsi per affrontare le contraddizioni del mondo. Rino è un soggetto inaffidabile, è un uomo estremamente aggressivo ed impetuoso, disoccupato, emarginato, alcolista con una innata capacità, però, di amare il figlio e di proteggerlo.

Padre e figlio, uniti da una devozione profonda che si nutre di sopraffazione e violenza, vivono un'esistenza orgogliosa che reagisce alla prepotenza del mondo e al controllo dei servizi sociali.

Risiedono in una zona disabitata dell’Italia settentrionale, in una casa ai limiti della decenza e della povertà, hanno due soli amici, due balordi, Danilo Aprea, segnato dalla morte della figlia e dall’abbandono della moglie, e il folle Corrado Rumitz, detto Quattro Formaggi, “per un’insana passione per la pizza ai quattro formaggi con cui si era nutrito per gran parte dei suoi trentotto anni” (pag. 30).

Rino, Danilo e Quattro Formaggi non hanno soldi, faticano a procurarsi il minimo per sopravvivere. Decidono così, di dare una svolta ai loro destini, mettendo a punto un piano per scassinare un bancomat.

Nel loro progetto si trovano però coinvolte anche Fabiana, una coetanea di cui Cristiano è infatuato ed Esmeralda, due amiche massificate ed immature.

Quattro Formaggi è considerato lo scemo del villaggio, da bambino, ha vissuto in un collegio dove ha subito le angherie dei compagni; da adulto ha subito un grave incidente che gli ha lasciato handicap fisici e peggiorato quelli psichici.

In una notte di tempesta il suo destino si incrocia con quello di Fabiana e in preda ad un raptus sessuale, la segue e la uccide. Rino corre in suo aiuto, ma viene colpito da malore e si trova per sbaglio sul luogo del delitto, dove lo trova il figlio che, nonostante le presunte ma evidenti prove della sua colpevolezza, lo porta in ospedale, dove viene curato e guarito.

Cristiano conosce suo padre, un uomo dagli atteggiamenti aggressivi ed irrazionali, che ha sacrificato la vita per allevarlo, per stargli accanto, per fare di lui un adulto, non lo crede quindi capace di un atto di tale efferata crudeltà e lo assolve a priori: “Mio padre era un uomo cattivo. Ha violentato e ammazzato una ragazzina innocente […] Mio padre era un ubriacone, un violento, un buono a nulla. Menava tutti. […] Mio padre mi è sempre stato vicino dal giorno che sono nato: mia madre è scappata e lui mi ha tirato su. […] Credeva in Dio e non bestemmiava. Mi voleva bene e voleva bene a Quattro Formaggi e a Danilo. Mio padre sapeva quello che era giusto e quello che era sbagliato. Mio padre non ha ucciso Fabiana” (pag. 478).

Recensione

Ammaniti ci ha presentato una storia cruda dove si intrecciano le sofferenze dei personaggi: Rino è stato abbandonato dalla moglie e vive in una situazione di precarietà, Cristiano soffre per la mancanza della madre e per l’incombente possibilità di essere allontanato dal genitore, ad opera dei servizi sociali.

Attorno ai due protagonisti ruotano il depresso Danilo, afflitto dal rimorso per la morte della figlia e il folle e libidinoso Quattro Formaggi che, ogni giorno, patisce per la durezza della quotidianità, in un mondo che lo emargina e lo disprezza.

Le due adolescenti sono vittime della noncuranza di genitori non presenti e disattenti alle loro esigenze e ai loro conflitti adolescenziali.

Accanto alla tristezza di questi personaggi, devastati da un passato infelice, emergono i buoni valori dell’amicizia, dell’amore e della solidarietà, che ci regalano momenti di sollievo in una narrazione che addolora.



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