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mercoledì 9 novembre 2011

Cominciamo a condividere qualche lavoro svolto

RELAZIONE SULLA CONFERENZA DI BIANCA GARAVELLI.

Bianca Garavelli, nella conferenza tenuta in Cavallerizza, il 17 ottobre 2011, espone il pensiero di Dante Alighieri riguardo Firenze. La città del tempo era odiata dal poeta, perché divisa da varie fazioni in lotta, tra cui spiccavano i Guelfi e i Ghibellini e sovraffollata da una moltitudine di genti che sperava di trovare in città condizioni di vita migliori. La Firenze, a cui Dante si riferisce con amore e che rimpiange di aver abbandonato per andare in esilio, è quella di due secoli precedenti.

Dante parla di Firenze, attraverso diversi personaggi, che popolano i tre Regni.

Per cominciare presenta “Farinata degli Uberti”. Costui era talmente innamorato della città che fu pronto a difenderla, opponendosi al tentativo di distruzione da parte degli alleati Ghibellini. Egli non possedeva, secondo Dante, le caratteristiche morali essenziali per il buon governo.

Troviamo poi, tra i consiglieri fraudolenti, Guido da Montefeltro, ghibellino che si distinse per le imprese militari condotte in Romagna, dove uccise numerosi nemici. Egli si pentì ben presto e si riconciliò con Dio.

Era già destinato alla salvezza eterna, quando papa Bonifacio VIII, ricordando la sua abilità di stratega, gli chiese un consiglio per espugnare la città, assolvendolo dal peccato prima che questo venisse commesso. Tale aiuto costò a Guido la dannazione eterna, perché non era concesso perdonare un peccato prima che questo fosse commesso.

In opposizione a questo personaggio, c’è Bonconte da Montefeltro, condottiero ghibellino, che si pentì in punto di morte.

Dante gli attribuisce un ripensamento in extremis e proprio a questo è dovuto il mancato ritrovamento del corpo. Il diavolo, infatti, pronto a trascinare l'anima di Bonconte all'Inferno, venne fermato a causa del pensiero che il moribondo rivolse alla Madonna. A quel punto un angelo sopraggiunse per accompagnare l'anima in Purgatorio e il demonio decise di vendicarsi facendo cadere il corpo in un torrente.

Importante poi, è Ezzellino da Romano, il quale, fin dalla giovane età, aveva manifestato le sue speciali inclinazioni per l’arte della guerra, unite ad uno spirito di dissimulazione e di pazienza, straordinari per la sua età. Era inoltre resistentissimo ad ogni fatica, capace di affrontare impavido qualsiasi pericolo, freddo ed insensibile ad ogni spettacolo di pietà.

Si comportò con una crudeltà forse maggiore rispetto ai livelli dei suoi tempi. Viene inserito nella cerchia dei “violenti contro se stessi” perché dopo essere stato ferito gravemente non accettò le cure mediche necessarie.

Sorella di Ezzelino, Cunizza da Romano, viene definita una delle più belle, colte e gentili donne della Divina Commedia; viene paragonata alla stella Venere, la stella dell’amore, grazie alla sua capacità di trasformare la passione e l’amore carnale in amore spirituale. Nel canto in onore di questa fanciulla sono citati numerosi fiumi che simboleggiano le vene della terra, che scorrono sempre nel verso giusto, ciò a testimoniare che la fanciulla vive in un mondo armonioso.

Sono numerose le donne travolte dai contesti politici, Pia de’ Tolomei, fu uccisa dal marito, importante uomo politico che desiderava un’altra donna per accrescere il proprio potere feudale; Piccarda Donati, costretta dal fratello, per interessi familiari e politici, ad abbandonare il convento e sposare un ricco ed influente guelfo nero.

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